(Adnkronos) – “Oggi, molte persone non sono a conoscenza delle possibilità che abbiamo” per salvare la vista. Per questo “ci stiamo dedicando a 360 gradi a entrare in comunicazione con le persone che devono usufruire di questi vantaggi”. Così Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi), al 101esimo congresso dell’associazione, in corso a Roma fino al 19 novembre, nel presentare, nel corso della seconda giornata, la Campagna informativa della Soi in numerose scuole elementari, medie e superiori d’Italia.
“L’oculistica, negli ultimi 15 anni – continua Piovella – ha avuto una accelerazione molto positiva nell’acquisizione di nuove tecnologie e possibilità di cura, facciamo interventi improponibili 10 anni fa e abbiamo cure per patologie verso le quali eravamo totalmente disarmati. Questo ha creato una richiesta che deve essere ascoltata perché chi è nella necessità di salvaguardare la propria vista, trovi queste opportunità ineluttabili e indispensabili”.
Se non si mettono in campo queste nuove opportunità terapeutiche e “non riusciamo a informare i pazienti, da qui a fine 2030 avremo il raddoppio delle persone a rischio di perdere la vista. Avere gli strumenti giusti – afferma il presidente Soi – è un risultato straordinario mai sperimentato, ma diventa cogente il fatto di mettere a disposizione di queste persone tutte le cure, le migliori possibili, quelle che con fatica e soddisfazione si è riusciti a mettere a disposizione dei pazienti: 7mila oculisti italiani – ricorda – salvano al vista ogni anno a 1,5 milioni di persone e la richiesta di questo aiuto e assistenza aumenta di anno in anno con l’aumento dell’età delle persone, delle patologie aggressive”.
Il fatto di avere queste opportunità terapeutiche “obbliga a coinvolgere i pazienti, per cambiare la situazione – sottolinea Piovella – Dobbiamo coinvolgere le persone che possono risolvere il loro problema dalla giusta e corretta informazione”.
Parte dalle scuole la campagna Soi di sensibilizzazione sulla salute della vista. “Scuola vuol dire educazione, una formazione che è per la vita – ricorda il presidente degli oculisti – I bambini hanno una capacità di coinvolgimento della famiglia e dei parenti straordinario. In Italia c’è poca cultura della protezione. Per esempio – osserva – gli occhiali da sole sono quasi considerati – e non è negativo – come un oggetto di moda. In Centro America, Australia e Stati Uniti c’è un tempo durante le attività scolastiche in cui i bambini vengono coinvolti per indossare gli occhiali da sole con diversi filtri per imparare le differenti protezioni e capire che ognuno può scegliere la tonalità che gli piace di più e con cui si sente più protetto e a suo agio”.
Nel progetto per le scuole “lavoriamo con la Treccani Accademy, una delle migliori organizzazioni del nostro Paese che già si prende carico di queste campagne a livello nazionale – conclude Piovella – e riteniamo di aver fatto una buona scelta per far vincere i pazienti”.