(Adnkronos) – Il dato dell’Istat sul Pil italiano
è migliore delle attese. Ma la recessione è scongiurata o è solo rimandata? Nell’ultimo trimestre del 2022 è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e cresciuto dell’1,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il dato per il 2022 è aumentato del 3,9% rispetto al 2021 mentre la variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,4%. Proprio guardando all’anno in corso, anche il Fmi migliora la propria stima. Nel 2023 l’Italia non andrà in recessione ma crescerà più di quanto stimato in precedenza, con un Pil che dovrebbe chiudere a +0,6%.
Fin qui, i numeri. Poi c’è la lettura che si presta a interpretazioni diverse. Il commissario Ue agli Affari economici, Paolo Gentiloni, usa altri dati, quelli di Eurostat, con il Pil dell’area euro salito dello 0,1% congiunturale e dell’1,9% tendenziale nel quarto trimestre del 2022, per sostenere che “l’area euro ha evitato una contrazione nell’ultimo trimestre del 2022” e aggiungere: “Continuiamo ad affrontare sfide multiple, ma le prospettive per quest’anno appaiono un po’ più luminose oggi rispetto all’autunno scorso”. L’altra buona notizia è quella che parte dalla considerazione che fa l’Istat per l’economia italiana, “continua, a ritmi meno sostenuti rispetto ai trimestri precedenti, il suo sviluppo” e si consolida nel confronto con le stime fatte finora: è un dato più positivo di quello stimato dal governo che nella Nadef ha indicato per lo scorso anno una crescita del 3,7%. Un miglioramento che consente anche di guadagnare qualche margine rispetto alle risorse disponibili per la politica economica.
Restano però tutti i rischi legati all’incertezza, soprattutto sul piano internazionale. La durata della guerra in Ucraina, e tutte le conseguenze che ne derivano, insieme alle scelte che faranno le banche centrali, la Fed e la Bce, per contenere l’inflazione attraverso il rialzo dei tassi di interesse. La Banca d’Italia nell’ultimo Bollettino economico ha indicato per il 2023 la stessa stima, +0,6%, indicata oggi dal Fmi. Ha però anche aggiunto che in uno scenario in cui si ipotizza la sospensione permanente delle forniture di materie prime energetiche dalla Russia all’Europa, il prodotto si contrarrebbe nel 2023 e nel 2024.
Le valutazioni che arrivano dagli uffici studi delle associazioni di rappresentanza accreditano la tesi che sia troppo presto per ritenere scongiurata una recessione. Il dato di oggi dice che “da una parte la recessione assume toni molto moderati solo grazie alla crescita del terziario e, dall’altra, che il rallentamento è innescato, come previsto, dalla frenata dei consumi”, osserva Confcommercio. “Pur avendo una partenza per il 2023 positiva (pari a 0,4%) le prospettive a breve, di tutti gli osservatori, sono pessimistiche e si giunge ad ipotizzare un ‘controshock’, che collocherebbe la crescita abbondantemente sotto l’1%”, avverte Confesercenti.
Utile, per leggere fino in fondo il dato di oggi, anche il confronto con gli altri principali Paesi europei e gli Usa. Il pil italiano chiude il quarto trimestre 2022 in crescita su base annua del 1,7%. Dato che risulta essere decisamente migliore di quello francese +0,5%, tedesco +1,1% e statunitense +1%, ma leggermente inferiore rispetto a quello europeo all’1,9%.
In estrema sintesi, il crollo a causa della guerra in Ucraina non c’è stato. E’ probabile che il peggio sia passato ma non è detto che gli effetti si siano ancora visti tutti. Per ora, però, la recessione sembra scongiurata. (Di Fabio Insenga)