Fortunatamente, accanto a notizie più o meno sempre poco incoraggianti, ci sono anche quelle positive, soprattutto nell’ottica di un futuro vicino. Dunque, nell’abito di quest’anno, dopo “la contrazione dell’8,9% nel 2020, una delle più significative rilevate tra i Paesi dell’area”, per il nostro Paese l’Ocse ha stimato una crescita pari al 5,9%. Si tratta, ha aggiunto l’Organizzazione, di “un significativo sostegno fiscale nel 2021 favorirà la ripresa nel breve termine, con l’accelerazione dei tassi di vaccinazione e l’allentamento delle restrizioni“.
Quindi, come dicevamo, rispetto a ‘domani’, “più ingenti investimenti pubblici, ivi inclusi quelli finanziati dai fondi Next Generation Eu, unitamente a una maggiore fiducia e livelli di domanda più elevati, sosterranno gli investimenti nel settore privato“. Certo, avverte però l’Ocse, “rispetto ad a tre grandi economie, in Italia la ripresa continuerà a ritardare, con un Pil che recupererà i livelli del 2019 solo nel primo semestre del 2022“.
Tuttavia, spiega ancora il report, “revocare troppo prematuramente i sostegni agli individui e alle imprese genererebbe più fallimenti, meno occupazione e maggiore povertà“. Ecco perché l’Organizzazione incoraggia caldamente a “continuare a fornire sostegno fiscale, sempre più mirato, fino a quando la ripresa non sarà consolidata nei settori economico e occupazionale“.
Nello specifico, viene circostanziato nel report relativo all’Italia, “Il debito pubblico salirà quasi al 160% del Pil nel 2021” e, contemporaneamente, “l’invecchiamento demografico metterà sotto pressione le finanze pubbliche”. Dal canto suo il governo italiano, riconosce ancora, “si è impegnato a ripristinare i livelli di debito pre-Covid“. Motivo questo per il quale l’Ocse incoraggia il nostro esecutivo ad “annunciare in anticipo un piano fiscale di medio periodo da attuare una volta che la ripresa sarà consolidata, al fine di ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil, tenendo conto degli effetti dell’invecchiamento demografico“.
Commentando in videocollegamento gli esiti del rapporto Ocse, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, afferma che “siamo entrati nella fase impegnativa dell’attuazione del Piano di ripresa e resilienza elaborato per il Next Generation Eu e che, molte delle raccomandazioni dell’Ocse condividono lo spirito con cui il governo italiano ha redatto il piano“.
Riguardo poi gli immediati sviluppi legati al sistema previdenziale, secondo il ministro vi sono “preoccupazioni di breve e medio termine, e dobbiamo aumentare il livello partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto di donne e giovani e di chi vive al Sud”. Tuttavia Franco ha tenuto a rassicurare ritenendosi “fiducioso che il governo troverà un equilibrio soprattutto in vista della scadenza di Quota 100. Siamo consapevoli che gruppi di lavoratori più anziani potrebbero affrontare difficoltà – ha riconosciuto infatti il ministro – e sono aspetti che vanno valutati”. Quindi, spiegando che non intende indicare “soluzioni” (dal momento che poi “devono essere discusse dal governo), Franco ha concluso affermando che “Sono comunque fiducioso sul fatto che troveremo un equilibrio che sarà sostenuto da tutte le componenti della maggioranza“.
Entrando nello specifico dei temi analizzati dall’Ocse, e raccolti in un corposo report – presentato oggi – ecco come l’Ocse giudica i nostri interventi.
Il REDDITO DI CITTADINANZA – Un sistema, scrive l’Ocse, che “ha contribuito a ridurre il livello di povertà delle fasce più indigenti della popolazione”, arginando così in parte le conseguenze legate alla crisi sanitaria. Tuttavia, aggiunge, occorre “un migliore collegamento con il mercato del lavoro”, visto che “il numero di beneficiari che di fatto hanno poi trovato impiego è scarso, e le autorità attribuiscono tale esito alla distanza tra i beneficiari e i relativi mercati del lavoro”. Dunque il consiglio è di “ridurre e assottigliare il reddito di cittadinanza per incoraggiare i beneficiari a cercare lavoro nell’economia formale, ma anche ad introdurre un sussidio per i lavoratori a basso reddito”.
LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – La Pa “potrebbe diventare più forte e più efficace, anche se al momento appare priva di personale dotato delle competenze necessarie – spiega l’Ocse – L’accelerazione del pensionamento dei dipendenti pubblici nel corso del prossimo decennio consentirà di attuare un processo di rinnovamento, a patto che il processo di assunzione sia più agile e anticipi il fabbisogno di competenze, e a condizione che i dipendenti pubblici che andranno in pensione possano trasmettere la loro esperienza ai nuovi assunti”. Quindi, suggerisce ancora l’Organizzazione, “disporre di competenze più solide sarà altresì essenziale per sfruttare ulteriormente i vantaggi della digitalizzazione. I requisiti normativi e la minaccia di sanzioni giudiziarie portano i decisori ad assumere posizioni difensive piuttosto che a favorire proattivamente la fornitura di servizi”. Righuardo infine la ‘meritocrazia’, “l’efficacia dei dipendenti pubblici potrebbe aumentare ove esistesse un sistema di migliore riconoscimento del rendimento”.
LA GIUSTIZIA – Secondo l’Organizzazione, ilnostro Paese dovrebbe “aumentare le risorse destinate ai tribunali affinché gestiscano meglio il lavoro arretrato e potenzino la celerità e l’efficienza delle procedure giudiziarie civili”, dal momento che, oltretutto, “rischiano di essere sopraffatti dalla mole di lavoro con la progressiva ripresa economica dalla crisi”. Sarebbe quindi cruciale “attuare la legge di riforma della giustizia civile”.
LE BANCHE – Altro tema caldo nel nostro Paese dove, si legge nel report, malgrado “la resilienza del settore bancario sia migliorata, per gli standard dell’Ocse i crediti deteriorati rimangono elevati. Le maggiori insolvenze post-Covid accrescono i rischi a cui sono esposti i bilanci bancari”. Dunque, “Un mercato ben sviluppato dei crediti deteriorati può svolgere un ruolo chiave nella redistribuzione del credito nella fase di ripresa post-pandemia”.
Tra l’altro, si legge ancora nel report a proposito degli istituti di credito, l’ideale sarebbe “introdurre standard di mercato per la valutazione dei prestiti potenzialmente inesigibili e continuare a incoraggiare le banche a vendere le esposizioni in sofferenza attraverso supervisione e garanzie rigorose, e incentivare la cartolarizzazione”. A tal proposito diviene quindi cruciale “potenziare il sistema di allarme rapido con procedure digitalizzate per ridurre il carico di lavoro nel medio termine e incoraggiare il ricorso a procedure di composizione extragiudiziale, anche attraverso incentivi finanziari”.
Max
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