Un fatto ripugnante, di quelli per i quali istintivamente invochiamo condanne a dir poco ’bestiali’. Stavolta l’ennsimo caso di violenze in un aula scolastica (roba da pene pesantissime), si è addirittura consumato all’interno di ’un nido’: quei luoghi – teoricamente – di intrattenimento e di coccole, ai quali solitamente i genitori lavoratori, a ’fiducia’, sono costretti in loro assenza a delegarne accudimento e tranquillità per i figlioletti di pochi mesi. Purtroppo però, ancora una volta, la fiducia di questi genitori-lavoratori è stata disattesa, e nel modo più infame. E’ accaduto che una bimbetta di 2 anni che veniva quotidianamente affidata a un asilo nido del Pigneto, mostrava chiari segnali di nervosismo e repentini mutamenti caratteriali. Così, sapendo che il marito della 40enne titolare del nido era un poliziotto (ma risultato poi estraneo all’intera vicenda), i due hanno preferito parlarne con gli agenti della Polaria di Fiumicino, zona in cui lavorano. Coordinate dalla procura di Roma (che ha preventivamente avvertito le 16 famiglie interessate), sono così scattate subito le indagini che, attraverso l’installazione di alcune telecamere all’interno della struttura, e le intercettazioni ambientali, hanno permesso agli agenti di monitorare costantemente cosa accadeva. Non ci è voluto molto per assistere ad immagini orribili: bambini piccolissimi presi a schiaffi, insultati con epiteti a sfondo razzista, e addirittura lanciati sui materassini come fossero oggetti, per cambiarli. Vittime di tali infami angherie, bimbi tra i cinque mesi e i tre anni. Immediato così l’intervento degli agenti, assistiti dagli operatori della Asl, a causa della lunga esposizione dei piccolini a queste terribili violenze psico-fisiche. Tanto è che, a bimbi e genitori, è stato assicurato un servizio di consulenza medico specialistico per lassistenza post-traumatica. Contestualmente si è anche scoperto che il nido era totalmente abusivo. Per la ’megera’ ed il fratello 30enne che ’operava’ nella struttura, è scattato immediatamente l’arresto ed il carcere.
M.