Elezioni in Piemonte: Chiamparino ammette la sconfitta e telefona a Cirio: Ti faccio i complimenti, spero che tu faccia meglio di me, afferma. E poi, pare aver voluto chiarire il concetto circa il futuro:
“Lascerò il mio seggio in consiglio”.
Il responso delle urne in questo turno elettorale in Piemonte ha dato il suo verdetto eloquente: il candidato del centrodestra con il 48% sul 38 %, ha nettamente avuto la meglio e si è immediatamente proiettato verso il domani. “Ci metteremo subito al lavoro”. Dall’altro lato, come detto, Chiamparino ammette la sconfitta e chiama Cirio: “Ti faccio i complimenti”, gli dice. “Spero che tu faccia meglio di me”. E’ un successo palese, quello di Alberto Cirio, candidato del centrodestra che vince le elezioni regionali piemontesi. Il presidente uscente con una telefonata al rivale si complimenta ed esce di scena.
“Ormai il risultato è netto. Spero che tu riesca a fare meglio di come ho fatto io. Ci vedremo nei prossimi giorni per il passaggio di consegne”. E poi, una aggiunta. “Il Piemonte ha bisogno di ripartire, ha tassi di disoccupazione più elevati, saremo subito al lavoro per dare un’altra velocità al Piemonte. Chiamparino è una persona molto per bene, la campagna elettorale è stata ricca di contenuti che saranno bagaglio prezioso per il lavoro dei prossimi mesi. Stasera festeggeremo tutti insieme al comitato elettorale”
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Il neo eletto presidente, invece, parte subito a spron battuto. “Mi metterò subito a lavorare, il Piemonte ha bisogno di ripartire. Oggi è la Regione del Nord Italia che cresce di meno, è quella che ha purtroppo ancora i tassi di disoccupazione più elevati”. La linea tracciata, è evidente. “Il nostro motto era un’altra velocità per il Piemonte saremo veloci a metterci al lavoro. Abbiamo bisogno di fare subito tanto lavoro con una squadra fresca e dinamica con tanta energia”. Nello stesso momento, affrontando la questione elettorale dal suo punto di vista, ne ha parlato anche lo stesso Chiamparino.
Nel corso di una conferenza stampa il presidente uscente conferma: “In tutti i regimi democratici quando si perde si va a casa. Quando si perde, si perde e il comandante in capo deve assumersi la piena responsabilità del dato. Quando si insedierà il nuovo Consiglio regionale valuterò con la coalizione opportunità, tempi e modalità di lasciare il mio seggio a qualcun altro per dare inizio a una nuova fase”.
L’aplomb con cui il numero uno in uscita della Regione Piemonte si esprime si conferma dal finale delle sue dichiarazioni. “Non me ne vado sbattendo la porta ma mi sembra ragionevole metter a disposizione il mio seggio per portare nuova energia. Mi son sentito di combattere questa ultima battaglia e l’ho persa. Non credo di aver più molto da dire”
Aggiornamento ore 11.39
Il dato eloquente è quello per il quale il Piemonte è l’ennesima regione, undici in totale, che è passata dalla sinistra, a partire dal 2014 al centrodestra: che, a quel tempo, aveva le mani solo su Lombardia e Veneto.
Ma adesso, essendoci tutt’aria nuova, quel che conta non è tanto il passato quanto il presente e nel presente si registrano le parole, nette, del nuovo numero uno piemontese. “Finiremo la Torino-Lione”, sintetizza il neo eletto che conferma la necessità di rimettersi a lavoro confermando come debba azionarsi un riavvio immediato in Piemonte. “Oggi è la regione del Nord Italia che cresce di meno”, chiarisce. “La Torino-Lione nel programma del centrodestra del 2018 e in quello mio, c’è.
Tutti i candidati hanno firmato un impegno in questo senso, non ci sono dubbi”. E sulla questione si esprime il leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Il voto in Piemonte è un messaggio chiaro anche sulla Tav”, dice dallo studio di Porta a Porta il vice premier. “L’80% dei piemontesi ha votato perché il treno corra, perché viaggi”. Lo stesso Salvini aveva chiamato il neo governatore del Piemonte per complimentarsi e per chiedere a Cirio di lavorare immediatamente, a cui è giunta anche la chiamata del vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ma anche la numero uno di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e dello stesso Silvio Berlusconi.
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