Nato in Germania nel dicembre 2009 per volere del suo fondatore Christian Kroll, Ecosia è un semplice motore di ricerca il cui funzionamento è pressoché identico a quello dei ben più noti browser come Google, Yahoo! o Bing. È sufficiente scaricarlo e installarlo sul proprio computer o sul proprio telefono per iniziare a effettuare ricerche sul web e, contestualmente, piantare alberi. Questo è tutto quello che ogni utente dovrà fare per poter dare il suo contributo nella salvaguardia del pianeta.
Anche la logica con cui lavora è identica a quella dei colossi del web. I ricavi vengono infatti ottenuti dai click che ogni utente fa sui risultati ottenuti dopo aver effettuato la propria ricerca. Come per qualsiasi browser, alcuni di questi risultati vengono presentati sotto forma di annuncio pubblicitario, garantendo, a click avvenuto, un certo guadagno per chi lo ha pubblicato. Ecosia fa lo stesso. In questo caso, però, lintroito ottenuto non va nelle tasche del proprietario o della società, almeno non completamente, ma viene utilizzato per contribuire a progetti di riforestazione in zone del mondo altamente soggette al pericolo di siccità. Come dichiarato sullo stesso sito di Ecosia, è almeno l80% dei ricavi che viene destinato a questo scopo. Tra i diversi partner cui leco-browser dona i propri proventi, ci sono importanti organizzazioni come il WWF, WeForest, TNC (The Nature Conservacy), anchesse impegnate in progetti di riforestazione e conservazione della natura, e PURE, organizzazione benefica che si occupa di energie rinnovabili.
Dal 2009 a oggi il progetto ha conosciuto un successo crescente arrivando a 2 milioni di utenti attivi in tutto il mondo e contribuendo, in tal modo, alla riforestazione prima in Amazzonia e ora nelle zone desertiche del Burkina Faso. Attualmente, il numero di alberi piantati ha raggiunto i 4 milioni, per un totale di 2.885.663 euro donati, ovvero 0,28 centesimi di euro per ogni albero. In particolare, lintervento nella regione africana del Sahel, si inserisce allinterno di un più ampio progetto che coinvolge diverse organizzazioni impegnate nella realizzazione della Grande muraglia verde. Lobiettivo è quello di piantare alberi nellampia zona che si estende tra il deserto del Sahara a nord e la savana del Sudan a sud, e tra loceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est. La riforestazione consentirà di impedire unulteriore avanzata della zona soggetta a desertificazione. Lattività si compone di quattro fasi. Nella prima si individuano le zone adatte a piantare gli alberi e, quindi, si reperiscono i semi. Nella seconda si procede con lescavazione dei bacini, realizzando fossati a mezzaluna in grado di contenere 2mila litri di acqua. In prossimità della stagione delle piogge si passa al terzo step. In questo periodo, i semi precedentemente raccolti vengono piantati nei fossati. Lultima fase è quella che di più vede impegnate le popolazioni locali. Saranno infatti queste a prendersi cura dei giovani alberi da qui in avanti.
Lattività svolta da Ecosia è di straordinaria importanza. Come si può leggere anche dal sito www.ecosia.org, piantare alberi non è unoperazione fine a se stessa, ma fa sì che si possa instaurare un circolo virtuoso in grado di apportare grandi miglioramenti, non solo in termini ambientali, in tutto il mondo. Senza contare che la deforestazione è una delle maggiori cause del riscaldamento climatico e dellinquinamento atmosferico e pertanto si contribuirebbe ad arrestare, o perlomeno rallentare, il fenomeno. Una singola pianta può far ripartire il ciclo dellacqua portando con sé altre specie vegetali, può farne nascere di nuove e può garantire cibo anche agli animali. La maggior presenza di alberi, inoltre, garantisce un miglior filtraggio dellaria, rallentando la diffusione delle malattie. In questo modo si ottengono acqua e cibo più salubri che migliorano le condizioni di salute e di vita delle popolazioni locali. Ma questo non è tutto. Sempre stando alle documentazioni fornite da Ecosia, tutto ciò si tradurrebbe anche in una rinnovata spinta economica. Le nuove foreste, infatti, garantirebbero maggiori guadagni a coloro che se ne prendono cura. Entrate più alte potrebbero, ad esempio, permettere alle famiglie di mandare i propri figli a scuola, assicurandogli così un futuro migliore.
Quanto visto finora non è tutto quello che leco-browser simpegna a fare per salvaguardare la Terra. Garantire un servizio web come questo richiede, ovviamente, dei server, senza i quali il sito non potrebbe essere online. Ogni server nel momento in cui lavora, consuma energia, contribuendo a suo modo a innalzare le emissioni di Co2, già tanto elevate. Ebbene, anche in questo caso, Ecosia sembra aver trovato la sua soluzione. I server utilizzati, infatti, funzionano completamente a energia verde, abbattendo in maniera importante le emissioni di anidride carbonica. Un altro traguardo importante se si considera che, a detta della stesso fondatore Kroll, una ricerca su Google, secondo alcuni esperti, produce le stesse emissioni di una lampadina in unora intera.
Come detto, però, siamo su Internet, luogo dove spesso è difficile riuscire a distinguere i comportamenti realmente virtuosi dagli approfittatori, nonché gli avvenimenti reali dalle cosiddette bufale. Sarà forse per questo che il progetto Ecosia almeno nei primi tempi dopo la sua creazione, ha conosciuto tiepide reazioni da parte degli utenti del web, molti dei quali spaventati proprio dal fatto che potesse trattarsi dellennesimo modo per arricchirsi alle spalle di ignare persone seriamente convinte di stare contribuendo a salvare il pianeta. Proprio per fugare ogni dubbio, Christian Kroll ha deciso che fosse opportuno rendere pubblico ogni singolo aspetto della società. Andando sul sito è possibile visualizzare nel dettaglio le attività che vengono portate avanti e, per ogni mese, lesatto importo donato ai partner.
Cè, infine, un obiettivo che il motore di ricerca si è prefissato di raggiungere, quello del miliardo di alberi piantati entro il 2020. Un risultato che ognuno di noi, con un semplice click, può contribuire a far raggiungere.
Luca Crosti