“Oggi in Italia si contano circa 22 milioni di persone con malattie croniche. In pandemia anche i malati di psoriasi, come gli altri cronici, si sono confrontati con la riduzione delle prestazioni sanitarie. Si è contratta pure la spesa farmaceutica e i farmaci dermatologici sono fra le categorie che si sono ridotte di più in assoluto” in tempi di emergenza Covid. “Cosa si può fare nell’immediato per i malati di psoriasi? Se è vero che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) mette in campo risorse e investe anche sul territorio, è anche vero che produrrà effetti tra qualche tempo. Ma noi abbiamo un Piano nazionale cronicità, che di fatto è partito solo in poche regioni, e potrebbe fornire risposte serie e reali. Ma le persone con psoriasi vivono una disuguaglianza, perché nella parte in cui si entra nel merito delle patologie specifiche non c’è riportata questa malattia”. A tracciare il quadro è Tonino Aceti, presidente di Salutequità.
“Si potrebbe attuare ed aggiornare questo Piano – spiega oggi in occasione dell’incontro stampa organizzato da Ucb Pharma, ‘Facciamo luce sulla psoriasi’ – per dare una risposta ora alle persone. La presa in carico di patologie come la psoriasi ha bisogno di processi e modelli organizzativi, che il piano individua e che si potrebbero anche riaggiornare sulla base di quello che Covid-19 ci ha insegnato. Si potrebbe per esempio intervenire ampliando le iniziative di telemedicina”, altro elemento messo in luce dalla pandemia. “Le Regioni dovranno presentare progetti anche sulla dermatologia. E bisogna poi laborare sui Pdta, i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali. Serve attenzione anche ai percorsi per le persone con psoriasi. Bisogna creare il percorso e far sì che poi entri fra quelli monitorati dal ministero della Salute”, continua Aceti.
E poi c’è il capitolo linee guida, “non quelle delle società scientifiche ma quelle dentro il sistema nazionale linee guida – dice Aceti – Per la psoriasi sono ferme al 2010 e poi sono state aggiornate nel 2013 dall’Istituto superiore di sanità. Sarebbe opportuno che gli aggiornamenti a cui stanno lavorando le società scientifiche vengano poi trasferiti qui. C’è anche qualche risultato che stiamo vedendo: qualcosa per esempio si muove sul fronte Piano cronicità, perché nel parere della Commissione Igiene e Sanità del Senato al disegno di legge di bilancio tra le raccomandazioni viene citata la necessitò di rafforzare e aggiornare questo piano. E questo è importante”.
I malati chiedono “accesso alle terapie innovative, percorsi di cura certi, che oggi ancora non ci sono, e sono caratterizzati da una profonda variabilità da regione a regione”, spiegano a più voce gli esperti. “Abbiamo più interlocutori a cui ci rivolgiamo – spiega Valeria Corazza, presidente dell’Associazione psoriasici italiani Apiafco – Alle Regioni chiediamo di sederci al tavolo della Cabina di regia consapevoli dell’apporto che le associazioni possono dare sulla conoscenza dei bisogni reali, ancora insoddisfatti, dei malati. Il paziente deve partecipare alle scelte che lo riguardano. E deve essere stimolato e informato. Oggi ci sono 400 siti che parlano di psoriasi, ma serve informazione corretta. Dobbiamo lavorare di più”.
“Chiediamo ancora – conclude Corazza – accesso equo alle terapie innovative, capaci di raggiungere livelli superiori di rapidità d’azione, mantenimento dei risultati ed efficacia. Vogliamo ambire a una pulizia completa della pelle – elenca – Chiediamo risorse adeguate, disponibilità su tutto il territorio nazionale di centri specializzati, e per l’assistenza del futuro, garanzia di un numero sufficiente di specialisti all’interno di case di comunità, ambulatori territoriali, ospedali”.