Al rifugio ‘Progetto Cuori liberi’ di Zinasco, in provincia di Pavia, 10 maiali salvati da allevamenti o provenienti da contesti di maltrattamento rischiano di essere uccisi, in quanto oggetto di un’ordinanza di abbattimento dell’Ats Pavia emessa a seguito della scoperta di un focolaio di peste suina africana presso la struttura.
Tra questi, alcuni mostrano sintomi lievi ma sono in buone condizioni generali di salute. Venerdì scorso l’esecuzione dell’ordinanza è stata impedita grazie all’intervento di attiviste e attivisti che hanno occupato il santuario.
Peste suina africana: 10 maiali a rischio abbattimento, scendono in campo le associazioni animaliste
Per chiedere la salvezza degli animali, pochi e isolati dall’esterno con rigorose misure di biosicurezza, ben dodici associazioni attive nell’ambito della protezione animale tra le più rappresentative a livello nazionale, hanno inviato un’istanza urgente al Commissario straordinario per la Psa e ai responsabili di settore del Ministero della Salute, della Regione Lombardia e dell’Ats di Pavia, nonché al sindaco di Zinasco.
Nello specifico, le associazioni chiedono un incontro alle autorità, finalizzato a trovare soluzioni concordate che salvaguardino la vita dei suini ancora sani, presenti all’interno del rifugio.
Peste suina africana, le associazioni animaliste: “Chiediamo una nuova valutazione circa l’effettivo pericolo che può derivare”
Ma non solo: i firmatari lanciano anche un appello rivolto ad Ats Pavia e alle altre autorità coinvolte nella vicenda, affermano, chiedendo di “effettuare una nuova valutazione – questa volta specifica e in concreto e non soltanto astratta – circa l’effettivo pericolo che può derivare per il comparto zootecnico lombardo e nazionale dalla presenza di animali sopravvissuti alla PSA all’interno della struttura, anche alla luce delle misure di biosicurezza adottate dai gestori”.
Peste suina africana, le associazioni animaliste: “Gli animali si trovano in un rifugio che accoglie animali non destinati alla produzione alimentare”
Inoltre, sempre nella lettera, le associazioni fanno anche presente che “gli animali si trovano in un rifugio permanente, un luogo che accoglie animali non destinati alla produzione alimentare”, e che “vi restano per il resto della loro vita senza essere macellati”.
Tutti questi elementi, che non sono stati presi in considerazione nell’adozione dell’ordinanza di abbattimento, aggiungono i movimenti animalisti, “potrebbero far riconsiderare la sussistenza dei presupposti, per l’emanazione del provvedimento”.
Intanto il Tar Lombardia ha fissato udienza il 5 ottobre per esprimersi sul ricorso contro l’uccisione dei suini, presentato da ‘Progetto Cuori Liberi’ con il supporto di Lav, Vitadacani e Lndc Animal Protection. Per questo, le associazioni invitano le autorità “a non porre in esecuzione l’ordinanza di abbattimento degli animali prima dell’esito dell’udienza”.
Peste suina africana, le associazioni animaliste: “Una preziosa occasione per effettuare delle osservazioni sul decorso della patologia”
Dal canto loro le 12 associazioni continuano a sostenere che “La presenza di suini positivi al virus, ma che non hanno ancora mostrato sintomi, potrebbe costituire una preziosa occasione per effettuare delle osservazioni sul decorso della patologia da parte di personale medico veterinario diretta all’avanzamento della ricerca scientifica, nonché alla messa a punto di un protocollo di trattamento”. Dunque, proseguono, “Lasciare in vita gli animali che hanno contratto il virus ma non mostrano sintomi è sicuramente più utile dal punto di vista analitico rispetto ad abbatterli, senza effettuare ulteriori studi, per un timore di diffusione del virus che potrebbe rimanere teorico qualora si continuassero a utilizzare le misure di biosicurezza dettate dall’Ats. Rischio che, peraltro, potrebbe essere quasi azzerato concordando l’introduzione di ulteriori rigorose misure di biosicurezza e il rispetto di precisi protocolli sanitari da parte delle persone che entrano a contatto con gli animali, che impediscano ogni possibilità di trasmissione accidentale dell’agente patogeno”.
Max