“Le reazioni avverse a veleno di imenotteri riguardano percentuali che vanno dallo 0,3 fino al 3,6% dei pazienti in età pediatrica. La prevalenza di reazioni sistemiche, come orticaria, rossore, prurito, pomfi, gonfiore alle palpebre o alle labbra, va dall’1 al 3%. E riuscire ad identificare l’insetto pungitore è importante per il percorso diagnostico-terapeutico“.
Non debbono certo terrorizzare gli avvertimenti del presidente Siaip (Societa italiana di allergologia e immunologia pediatrica), e professore di Pediatria e Allergologia e Immunologia pediatrica all’Università degli Studi della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ di Napoli, Michele Miraglia del Giudice, rispetto alle pericolose conseguenze derivanti dalle punture di insetti.
Del resto, come è noto, l’estate significa anche la comparsa degli imenotteri come vespe, api, e calabroni, insetti insidiosi per chi svolge ttività – anche ricreative – all’aperto, rischiando così di trasformare una vacanza, od attività come il trekking, il campeggio e il nuoto, in un incubo.
La domanda è abbastanza ovvia: come distinguere il tipo di insetto responsabile di una puntura? “Osservando in primo luogo la lesione sulla pelle – suggerisce la Siaip – La puntura d’ape e quella di vespa si distinguono perché il pungiglione dell’ape, a differenza di quello della vespa, viene perso durante la puntura, rimanendo infisso nella sede cutanea colpita. E va rimosso il più presto possibile perché il veleno si propaga per i primi 10-20 secondi: prima si interviene, minori saranno i fastidi. I calabroni invece sono riconoscibili per le loro grandi dimensioni e per l’intenso dolore provocato dalla loro puntura“.
Riguardo invece le temute reazioni allergiche, Miraglia del Giudice tiene a rimarcare che le più frequenti sono di tipo locale: “A seguito delle punture di imenotteri normalmente si verificano arrossamento, gonfiore, dolore e prurito. I sintomi possono durare diversi giorni. Le reazioni locali estese di solito si sviluppano da 6 a 12 ore dopo una puntura, aumentano di dimensioni per 24-48 ore e durano da 5 a 10 giorni o più. Di solito richiedono solo un trattamento sintomatico con impacchi freddi, analgesici orali o antistaminici orali e/o con steroidi locali per l’eritema e l’infiammazione“.
Tuttavia, se nella maggior parte dei casi il piccolo se la cava con un grande spavento e dolore nella sede della puntura, per alcuni non è così: “Dall’1 al 3% dei bambini può manifestare una reazione allergica alle punture di insetti che può variare da lieve a pericolosa per la vita, con comparsa di segni/sintomi da locali a sistemici: cutanei, gastrointestinali, respiratori, neurologici e cardio-vascolari“, rimarca Cristiana Indolfi, pediatra allergologa presso l’università Vanvitelli e segretaria Siaip.
Nei casi più gravi, raccomanda la Indolfi, “La manifestazione clinica più grave delle reazioni allergiche IgE mediate è l’anafilassi. In questo caso, è necessario portare il bambino al pronto soccorso, dove i medici praticano iniezione di adrenalina intramuscolo. In tutti i pazienti con anamnesi di reazione sistemica a veleno di imenottero si raccomanda l’invio a un centro allergologico specialistico“.
In ogni caso, conclude la Societa italiana di allergologia e immunologia pediatrica “Nell’attesa della valutazione specialistica allergologica pediatrica, è importante prevenire il rischio di un’ulteriore reazione grave, prescrivendo un piano terapeutico comprendente anche l’adrenalina autoiniettabile. E proteggere il bambino con regole semplici quanto importanti“.
Max