Perché lo stipendio è cambiato con l’ultima busta paga

(Adnkronos) – Chiunque abbia uno stipendio avrà notato una modifica dello stipendio netto nelle ultime mensilità, che in alcuni casi ha portato a un aumento mentre in altri a un peggioramento. Come spiega Money.it, tutto dipende dalla riforma fiscale in vigore dal 1° gennaio scorso e finanziata dalla legge di Bilancio 2022, con la quale sono state modificate le regole per il calcolo dello stipendio netto dal lordo, con l’obiettivo di dare una maggiore liquidità ai lavoratori riducendo le tasse dovute sulla retribuzione. 

Obiettivo tuttavia raggiunto solo in alcuni casi, in quanto è vero che molti lavoratori ci hanno guadagnato, ma ce ne sono altri che sono stati penalizzati dalla riforma fiscale in quanto il loro stipendio netto risulta più basso rispetto alle mensilità precedenti. 

Nel dettaglio, le modifiche che hanno portato a una variazione delle ultime buste paga riguardano aliquote Irpef (scese a quattro, rispettivamente pari al 23%, 25%, 35% e 43%) e relativi scaglioni, come pure le detrazioni da lavoro dipendente e il relativo bonus Irpef, ex bonus Renzi. Altra novità, che interessa solamente coloro che hanno redditi da lavoro inferiori a 35mila euro, è quella che taglia l’aliquota contributiva a carico del dipendente, passata – ma solo per il 2022 – dal 9,19% all’8,39%. 

Di conseguenza, il cosiddetto bonus contributivo ha provveduto ad abbassare la base imponibile, quella su cui si applicano le imposte. Dopodiché, bisogna vedere se l’addio al bonus Irpef – che continua a essere pagato solo per coloro che hanno un reddito fino a 15.000 euro – viene compensato dalla riduzione delle aliquote Irpef e dall’aumento delle detrazioni per reddito da lavoro dipendente. In tal caso lo stipendio netto sarà più alto, diversamente è possibile che il dipendente risulti penalizzato. 

A tutto questo va aggiunto che per effetto della riforma dei trattamenti economici spettanti alle famiglie, dallo stipendio di marzo vengono anche cancellati gli assegni al nucleo familiare e le detrazioni per figli a carico sotto i 21 anni. Un’operazione, questa, compensata dall’introduzione dell’assegno unico universale che tuttavia non viene pagato in busta paga ma – su richiesta – direttamente all’Inps.