(Adnkronos) –
Una grande torre di alabastro dominerà la scenografia del Don Carlo di Giuseppe Verdi, l’opera scelta dal maestro Riccardo Chailly per inaugurare la Stagione 2023/2024 del Teatro alla Scala giovedì 7 dicembre. E le atmosfere che saranno create sul palcoscenico sembreranno richiamare i quadri moderni di grandi artisti spagnoli come El Greco, Francisco Goya e Diego Velázquez, suggestioni scelte per rievocare lo scontro fra Filippo II di Spagna e il figlio Don Carlo.
Don Carlo torna nel tempio milanese della lirica mondiale in una grande produzione che rispecchia la doppia natura di dramma storico e manifesto romantico mettendo in luce gli straordinari artisti e artigiani che operano nei laboratori della Scala. E’ stato realizzato un impianto scenico unico, che si trasforma senza interrompere lo svolgimento dell’azione nei diversi spazi previsti dal libretto grazie alla spettacolare alternanza di colossali elementi scenografici.
Verdi propone i temi a lui cari della libertà dei sentimenti, della difficile relazione tra padri e figli e della liberazione dei popoli oppressi sullo sfondo del conflitto tra il potere temporale e quello religioso. Per rendere l’atmosfera sospesa tra ambiente ecclesiastico e secolare il regista Lluís Pasqual e lo scenografo Daniel Bianco hanno fatto riferimento all’uso dell’alabastro nelle finestre degli edifici religiosi ma anche civili e in particolare alla grande finestra della Collegiata di Santa María La Mayor nella città spagnola di Toro. Una grande torre di alabastro è inquadrata in un sistema di cancellate che anch’esse ricorrono nell’architettura religiosa quanto in quella civile. La scena
permette di ritagliare nei grandi spazi del palcoscenico i numerosi momenti di intimità e di isolamento che punteggiano la tragedia.
Il nuovo allestimento del Don Carlo scaligero porterà lo spettatore dietro le quinte dello ‘spettacolo del potere’: anche l’autodafé, cerimonia abbagliante e macabra di autorappresentazione dell’assolutismo, non troppo diversa dai meccanismi della propaganda di oggi, è mostrata soprattutto nel momento della preparazione e solo pochi minuti sono riservati alla ‘festa’ nella sua magniloquente esteriorità. Qui campeggia un colossale retablo dorato e finemente istoriato.
Questi spazi sono animati dal pittoricismo dei costumi di Franca Squarciapino, che riprendono l’abbigliamento rappresentato nella ritrattistica del tempo ma lo alleggeriscono nella scelta dei materiali, garantendo facilità di movimento e una certa romantica vitalità ai personaggi.
L’impianto è documentato ma non necessariamente filologico: pur collocati nella loro epoca, i protagonisti rappresentano emozioni e caratteristiche umane presenti in ogni tempo. Il colore prevalente è il nero, non inteso come espressione di mortificazione o di lutto ma come esibizione di potere e ricchezza: nel ‘500 velluti e broccati neri erano tra le stoffe di maggior pregio.
Per la Prima della Scala, già sold out in ogni ordine di posto, dalla platea ai palchi, il Teatro schiera un cast stellare: Francesco Meli come Don Carlo, Anna Netrebko come Elisabetta di Valois, Michele Pertusi come Filippo II, Elīna Garanča come Principessa d’Eboli, Luca Salsi come Marchese di Posa e Ain Anger come Grande Inquisitore. L’opera – che ha inaugurato la Stagione nel 1868, 1878, 1912, 1926, 1968, 1977, 1992 e 2008 – sarà diretta dal direttore musicale Riccardo Chailly sul podio dell’Orchestra del Teatro alla Scala. Protagonista di non minore rilievo il Coro del Teatro alla Scala diretto da Alberto Malazzi. Le scene sono di Daniel Bianco, i costumi di Franca Squarciapino, le luci di Pascal Mérat, i video di Franc Aleu e la coreografia di Nuria Castejón.