“Quanta cattiva educazione, quanta cattiva informazione sullEuropa ascoltiamo quotidianamente. Fermarsi a riflettere è particolarmente importante alla vigilia delle elezioni Europee”. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi ha aperto così The State of the Union, allIstituto universitario europeo a Firenze, riflettendo “sulle sfide e sulle opportunità, sulle possibili idee praticabili che possiamo affrontare insieme”.
Per il ministro Moavero anche chi critica lEuropa pensa europeo
“Non possiamo non dirci europei, anche se a guardare le cronache sembrerebbe a volte di dover pensare il contrario” ha detto il ministro Moavero Milanesi. “Anche chi critica ed è scettico verso lEuropa sviluppa forme di ragionamento fondamentalmente europee: è europeo anche lui, anche lei”. Per Moavero “non ce ne rendiamo conto appieno, ma tutti noi europei abbiamo sviluppato una sorta di sentimento di affiliazione europea, che se ci riflettiamo si è affiancato, sovrapposto al sentimento nazionale e locale che ognuno di noi ha”. Dopo il decennio degli anni 80 lEuropa “avrebbe dovuto cambiare passo, affrontare una profonda riforma delle istituzioni. Questo non è avvenuto o avvenuto in modo parziale”, ha sottolineato il ministro.
“LEuropa ha difficoltà ad affrontare i grandi shock recenti come la crisi finanziaria globale e i flussi migratori”, un fatto che “dimostra la necessità di una profonda riflessione e revisione istituzionale. Il sistema che si è cercato di introdurre – sottolinea Moavero – con le revisioni dei trattati ad Amsterdam, Nizza, Lisbona, non dimentichiamo il tentativo di trattato costituzionale, non risolve la situazione, anche se con ognuno di questi passaggi cè un segnale positivo, con maggiori decisioni a maggioranza in seno al consiglio. Tuttavia il sistema non è tale da consentire allEuropa di affrontare il grande fenomeno del nuovo millennio, che è la globalizzazione”.
“Una nuova risorsa propria per il bilancio della Ue può essere rappresentata dallemissione di titoli di debito europeo”, ha aggiunto Moavero. “Tutti gli Stati, tutte le imprese, quando fanno acquisti maggiori prendono un finanziamento: perché lUe non potrebbe fare altrettanto?”.