(Adnkronos) – “E perché dovrei provare imbarazzo per essere andato in via D’Amelio a commemorare il giudice Paolo Borsellino? Assolutamente no. Io sono stato invitato da Salvatore Borsellino e ho accolto molto volentieri il suo invito. Ero guardato a vista da due ‘angeli custodi’ della Questura che non mi abbandonavano un attimo. Ero felice”. A parlare in una intervista esclusiva all’Adnkronos è il pentito di mafia Gaspare Mutolo, che il 19 luglio si è presentato a sorpresa in via D’Amelio durante la commemorazione per la strage in cui furono uccisi, 31 anni fa, il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. La manifestazione, organizzata come ogni anno, dalle Agende rosse, presiedute da Salvatore Borsellino, fratello del giudice, si è tenuta alla presenza di familiari di vittime della mafia, magistrati e società civile. “Quello che io faccio è un esempio – dice ancora Mutolo – Perché è vero che sono un assassino e che ho sequestrato e ucciso ma non ho mai ammazzato né giudici né poliziotti. Quindi, non mi sento sulla coscienza uomini delle istituzioni”. Poi aggiunge: “Sapesse quante persone si volevano fare un selfie con me… Non può immaginare. Io sono rimasto sorpreso”. E ribadisce: “Non ho nulla di cui vergognarmi. Sì ero un assassino, ma allora dobbiamo cancellare dalla Bibbia anche San Paolo…”.
Poi replica a distanza a Graziella Accetta, la mamma del piccolo Claudio Domino, il bambino ucciso dalla mafia ad appena 11 anni nel 1986 a Palermo. La donna ha avuto un alterco con Mutolo invitandolo a lasciare via D’Amelio. “Guardi, le racconto come sono andate le cose – dice Mutolo – Io sono andato perché, ripeto, invitato da Salvatore Borsellino e quando sono arrivato c’erano anche altre persone che mi conoscevano. Io ho pure due ‘angeli custodi’ che mi sorvegliano. Su indicazione della Questura. Per la mia sicurezza. La sera prima eravamo stati al Teatro Golden per un incontro sull’antimafia con magistrati e altri”.
“Poi, mentre ero lì ho salutato Salvatore Borsellino che è sceso dal palco per stringermi la mano. Le guardie attorno erano tutte cortesi. Ci siamo seduti a parlare con Borsellino. Dopo un quarto d’ora sono arrivati dei giornalisti e si sono portati via Salvatore per fare delle interviste. Io sono rimasto seduto tranquillamente. A un certo punto, una signora mi indica con il dito e mi dice gridando: ‘Mi devi dire dove ci siamo incontrati’. Io la guardo stupito. Era la signora Graziella Accetta. Anche il marito diceva: ‘Ci devi dire quando ci siamo visti'”.
“Poi ho visto il giudice Roberto Scarpinato e ci siamo dati la mano. Io l’ho visto e l’ho chiamato ‘Dottore Scarpinato’ e lui si è avvicinato e mi ha dato la mano sorridendomi. Qualcuno ci ha scattato la fotografia. Tutto qui”, dice ancora il pentito Gaspare Mutolo. “Poi ho letto tutte quelle cose. La signora Accetta vuole fare passare l’omicidio del figlio come delitto di mafia, ma non è così”.
Oggi Graziella Accetta ha raccontato, invece, di essere stata “pesantemente offesa” da Mutolo. “Mi ha detto per ben tre volte lecca c… davanti a tutti – ha denunciato, come raccontato dall’Adnkronos -io come tutti i familiari delle Vittime Innocenti di mafia abbiamo tutto il diritto di cacciarlo via quel giorno,giorno di ricorrenza della Strage dove furono dilaniati il dottor Borsellino, Emanuela Loi, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina, Agostino Catalano e Vincenzo Li Muli. Ricordiamoci che lui e i suoi degni compari brindarono con champagne e caviale il 19 luglio del 1992”. Poi Graziella Accetta ha replicato al pentito che su Facebook la definisce ‘bugiarda’. “Il “signor” Mutolo che dice a me bugiarda, tra l’altro non so di che, ha omesso di dire un particolare nella sua lettera chein Via D’Amelio è lui che ha mancato di rispetto a quel Luogo Sacro mettendoci piede e offendendo la madre un bambino Claudio Domino ucciso a 11 anni Vittima Innocente di mafia oltre che una donna”.
“Il “signor” Mutolo può dire quello che vuole, quando gli sono andata incontro tranquilla gli ho chiesto se ci conoscevamo e lui mi ha risposto che non mi aveva mai vista se non una volta in televisione e gli ho detto allora come si era permesso di parlare di me e di cercare di infangarmi – racconta – mi ha risposto che” io sapevo il motivo per cui era stato ucciso mio figlio” e quando l’ho invitato ad andare in Procura a dire quello che sapeva” mi ha risposto che ero una lecca c. ripetendomelo per ben tre volte. Io sono stata offesa da lui”, ha ribadito invece Graziella Accetta. (di Elvira Terranova)