Gli esodati tornano in piazza davanti al ministero dell’Economica e i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl annunciano la mobilitazione ad oltranza fino alla salvaguardia degli ultimi 50 mila lavoratori sospesi tra il lavoro e la pensione a seguito della riforma Fornero e l’applicazione dell’Opzione donna che consente il pensionamento a 57 anni con 35 anni di contributi. L’obiettivo è ottenere la settima salvaguardia prima della legge di stabilità ed evitare che le risorse del Fondo esodati siano usate per problemi generali. “Stiamo lavorando sulle riforma delle pensioni. Sappiamo che c’è un aspetto da risolvere legato a uno scalino alto che blocca il turn over introdotto dalla Legge Fornero”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti a Modena. “In questo momento stiamo valutando opzioni e punti di equilibrio assieme al ministro dell’Economia Padoan”. Il Governo lavora all’uscita anticipata delle donne dal lavoro dal 2016 a 62-63 anni con 35 di contributi: si tratta di una nuova opzione donna – spiegano tecnici dell’Esecutivo – che prevedrebbe, invece del ricalcolo contributivo, una riduzione dell’assegno legata alla speranza di vita e pari a circa il 10% per tre anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia. Per i lavoratori che perdono l’occupazione a pochi anni dalla pensione si studia ’l’opzione uomo’, ovvero la possibilità di accedervi con 3 anni di anticipo rispetto all’età di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2016) con un taglio dell’assegno legato non al ricalcolo contributivo, ma all’equità attuariale, cioè al tempo più lungo di percezione dell’assegno. Il Governo – spiegano tecnici dell’Esecutivo – studia anche il prestito pensionistico e una sorta di assegno di solidarietà per le situazioni di maggiore disagio. “Sulle pensioni condivido la linea di Padoan: i conti pensionistici non si toccano, non andiamo ad intervenire mettendo la voce più sui costi delle pensioni. Ma se esiste la possibilità, e stiamo studiando il modo, per cui in cambio di un accordo si può consentire la flessibilità è un gesto di buon senso e buona volontà”. Così Renzi alla direzione del Pd sulla riforma.