Pensioni d’oro, passa la linea della Lega

    Alla fine, la spunta la Lega e Salvini. La lunga, e a tratti snervante trattativa che ha investito il tanto annoso e questionato tema delle pensioni d’oro e, più in generale, la manovra economica del governo, è dunque arrivata a dama. Il governo gialloverde del Movimento Cinque Stelle e della Lega ha dunque partorito un documento programmatico unitario che ha smussato angoli e ha trovato la ‘quadra’ intorno ad alcuni concetti e tecnicismi considerati decisamente chiave.
    E’ dunque arrivata la manovra economica del Consiglio dei ministri. Con tanto di decreto fiscale “tagliascartoffie” (pensato per tagliare leggi che rallentano la macchina burocratica governativa) e di invio entro la mezzanotte in quel di Bruxelles, il documento ha sancito la ritrovata ‘pace’ (sia ‘fiscale’ che in un senso più ampio del termine) tra le due anime divergenti del governo. Proprio la pace fiscale è uno dei temi caldi, sulla cui intesa si è dunque legittimato e ufficializzato il ritrovato feeling tra Movimento e Lega. Una pace fiscale che tanto il premier Conte quanto il ministro Tria fortemente rifiutano di considerare come condono. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, ha infatti detto: “quello varato non è un condono” e “non c’è nessuna intenzione di uscire dalla Ue”. Dalla Pace fiscale alle pensioni d’oro, i punti in cui l’intesa è stata trovata è portante. Il taglio delle pensioni d’oro è stato uno degli argomenti su cui più hanno dibattuto i protagonisti e i leader della vicenda. Nella manovra entra ufficialmente dunque il taglio delle pensioni d’oro che, secondo quando afferma Luigi Di Maio andrebbe a donare un miliardo in tre anni alle casse. Un innesto che sembra particolarmente inorgoglire il governo giallo-verde. Inoltre, nel dettaglio, è dato sapere che la manovra andrebbe a interessare tutti gli assegni superiori ai 4.00 euro: in tal senso appare ancora abbastanza fumoso individuare le modalità tramite le quali questo movimento di denaro possa arrivare concretamente a toccare un getto pari al miliardo sopra citato. A esempio, in una sua proiezione anche abbastanza coerente il presidente dell’Inps, Tito Boeri, si era esposto parlando di una cifra intorno ai 150 milioni di gettito.
    Ad ogni buon conto, la linea della pensione d’oro fa assumere all’intesa delle parti i connotati di un rinnovamento d’intenti. Nodo centrale della intera querelle relativa alla manovra economica era il picco del deficit, che per il ministro parte da una eredità del 2% e “ora arriviamo al 2,4%”. L’accordo finale è giunto sul decreto fiscale. Nel cedere su questo aspetto, Luigi Di Maio ha guadagnato la “norma per il carcere ai grandi evasori”.
    Pace fiscale e pace governativa, quindi. L’accordo arriva dopo un tour de force che ha spinto molto le parti a dibattere sul decreto. Alcuni dati: Per abbassare il contenzioso fiscale, si possono sanare esborsi pagando senza sanzioni o interessi il 20% del non dichiarato in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado (o il 50% in caso di vittoria in primo grado). Poi, con la rottamazione delle cartelle Equitalia saranno cancellati sanzioni e interessi, dilazionando i pagamenti in 20 rate in 5 anni e arriverà lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010.