Pensioni, arriva il conguaglio e taglio a pensioni d’oro

Arriva un mese nero per i pensionati: il mese di giugno sarà segnato dal conguaglio derivante dal taglio della rivalutazione annuale, misura inserita in legge di Bilancio e riguardante le pensioni superiori di tre volte rispetto al minimo di 1522 euro al mese. Saranno più di cinque milioni e mezzo i pensionati interessati dalla misura, come ha confermato l’Inps: “Nel mese di giugno 2019 viene recuperata la differenza relativa al periodo gennaio-marzo 2019”.

Pensioni, ecco come funziona il taglio alle pensioni d’oro

Insieme al conguaglio Inps, a giugno arriva anche il taglio alle pensioni d’oro, ovvero la decurtazione per i trattamenti superiori a 100mila euro all’anno. Si tratterà di una sforbiciata che oscillerà dal 15 al 40% sulle pensioni che assommano più 100 mila euro lordi all’anno. L’azione si concretizzerà dopo le elezioni europee, ma ci sarà chi la potrà evitare, ovvero i detentori di pensioni di invalidità, reversibilità, a favore delle vittime del dovere e del terrorismo, ma anche coloro che raggiungono tale cifra grazie al cumulo di assegni versati da gestioni diverse.

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La misura del taglio alle pensioni d’oro durerà per cinque anni, come ha spiegato l’Inps sui canali istituzionali. “I trattamenti pensionistici diretti complessivamente eccedenti l’importo di 100.000 euro lordi su base annua sono ridotti di un’aliquota percentuale in proporzione agli importi dei trattamenti pensionistici”. Nel dettaglio, con un meccanismo a scalare, il taglio sarà del 15% per assegni da 100.000 a 130.000 euro, per poi salire al 25% nella fascia pensionistica che va da 130.000 a 200.000 euro. Proseguendo, si può appurare che la riduzione sarà del 30% da 200.000 a 350.000 euro, del 35% da 350.000 a 500.000 euro e infine un taglio del 40% per le pensioni oltre i 500.000 euro. Il conguaglio per il periodo dei primi cinque mesi del 2019 sarà articolato in tre tranches nei prossimi mesi, da giugno ad agosto. Il provvedimento dovrebbe assicurare un risparmio di 76 milioni di euro quest’anno, per poi salire ad 80 milioni nel 2020 e 83 milioni nel 2021.

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Lo Spi-Cgil ha reagito così al messaggio dell’Inps: “Lo avevamo denunciato da tempo e ora abbiamo la certezza. Dopo averli definiti avari, il governo beffa ancora 5,5 milioni di pensionati riprendendosi i soldi che hanno avuto in più di rivalutazione nei mesi di gennaio, febbraio e marzo per un totale di 100 milioni di euro. Ovviamente il tutto avverrà subito dopo le elezioni europee. Fanno come e peggio degli altri. Alla faccia del cambiamento”.

Aggiornamento ore 15,30

G.S.