La capogruppo Debora Serracchiani, l’eurodeputata Simona Bonafè, il coordinatore di Base Riformista Alessandro Alfieri (che fa le veci di Lorenzo Guerini, impegnato a Napoli da ministro), numerosi parlamentari dem, sindaci come Dario Nardella e Mattia Palazzi e Stefano Bonaccini che, non potendo partecipare, ha mandato una lettera letta in sala. In platea ad ascoltare anche Dario Franceschini. Una riunione lunga e partecipata quella oggi a Roma di ‘Comunità democratica’, l’area di Graziano Delrio. Anzi, “uno spazio”, come lo definisce l’ex-capogruppo, “a fianco dello sforzo del segretario Letta perchè il nostro partito possa sentirsi una vera comunità”.
La spinta a un “riformismo radicale” nei valori e nelle idee, l’attenzione ai territori e la valorizzazione di sindaci e amministratori locali e poi la costruzione della coalizione in vista delle politiche, un campo largo da Matteo Renzi a Bersani e i 5 Stelle. Questi i punti attorno a cui si articola la riunione e che accumunano i diversi interventi. L’ala ‘riformista’ dem, insomma, si muove. E c’è chi lavora per organizzarla. L’obiettivo, si spiega all’Adnkronos, è quello di creare un ‘coordinamento dei riformisti del Pd’.
Un coordinamento che vada oltre i gruppi parlamentari e si articoli anche sul territorio. E non è un caso che si cerchi di stringere sul progetto alla vigilia dell’elezione del presidente della Repubblica. Un modo per ‘pesare’ di più “in tutti i passaggi che ci attendono nelle prossime settimane e mesi, legge elettorale compresa”, si puntualizza. Dice nel suo intervento il coordinatore di Base Riformista, Alfieri: “Se sono qui è per dire che noi ci siamo. Ci siamo per costruire un’area culturale larga che vada oltre il personalismo dei singoli. Per unire i riformisti in Parlamento e sul territorio, per condividere uno spazio politico che promuova iniziative e si coordini fin da subito sui passaggi politici più delicati. Penso che insieme possiamo costruire una pagina nuova nel Pd”.
Al momento le ‘aree’ restano distinte ma, ad ascoltare gli interventi, molti sono i punti in comune. Dice Delrio: “La politica deve tornare. Il governo Draghi è una parentesi importante e necessaria, va sostenuto ma il modo migliore per farlo è che la politica ricominci a fare politica, a dare un orizzonte a una strategia per il futuro”. Con il coraggio di “un riformismo radicale” nei principi e con l’attenzione ai territori. ‘Ripartire dalle comunità’ è il titolo del convegno. “Da parte nostra -spiega Delrio- c’è la volontà di essere vicini ai territori e aiutare così il nostro partito a rafforzarsi. Questa classe dirigente di sindaci deve avere sempre di più l’idea che questo partito è il partito delle loro comunità”.
Quanto all’organizzazione dell’offerta politica, per Delrio il campo largo deve andare da Renzi ai 5 Stelle. Come ha spiegato anche questa mattina in un’intervista. Concordano Serracchiani e Nardella. Più cauto invece è Peppe Provenzano. Il vicesegretario del Pd, ospite dell’iniziativa, apprezza lo spirito di ‘Comunità democratica’: “Noi dovremmo essere tutti uniti in una battaglia contro la degenerazione delle correnti” mentre è utile “creare spazi sociali per inettare politica nella nostra discussione”.
E sul campo largo da Iv a M5S, Provenzano osserva alludendo a Matteo Renzi: “Va bene il campo largo ma con alcune regole fondamentali: bisogna scegliere la maglietta perchè non si può giocare un giorno con una squadra e un giorno con l’altra…”. E poi ancora più esplicito: “Apriamoci alle forze liberali che assumano i temi della sensibilità sociale ma chiediamoci anche che cos’è essere liberali: non mi pare centri molto con l’Arabia Saudita…”.
Dice Nardella: “Io sono d’accordo con l’intervista di Graziano. C’è un nuovo bipolarismo e lo vediamo anche in Europa. Se rimane questa impostazione bipolare, al netto della formula elettorale – io sono scettico che questo Parlamento riuscirà a votare una riforma – , io credo avada accolta recuperando anche la vocazione maggioritaria di questo partito. Starà al Pd trovare il minimo comun denominatore: se fossimo tutti uguali non ci sarebbe bisogno di costruire una coalizione”.
“Io non mi spavento di mettere insieme le forze moderate e riformiste dell’attuale maggioranza che sostiene Draghi con quelle più marcatamente di sinistra. Dobbiamo poter fare uno sforzo del genere. E’ una strada difficile ma l’unica da intraprendere dialogando a tutto campo da M5S a Italia Viva e Azione”. E poi Bonafè: “Noi dobbiamo lavorare per costruire uno spazio da Renzi e Calenda ai 5 Stelle ma avendo al centro il Pd, la sua identità e le sue proposte. Queste sono le casi per vincere le elezioni, una vittoria meno difficile di quanto di pensasse qualche mese fa”.
Ed ancora Debora Serracchiani: “Questo è il nostro compito, quello di un grande partito popolare, di una forza ‘radicalmente’ riformista e che come nell’ambizione originaria si rivolge all’intera società. Questa vocazione autenticamente riformista, premiata anche alle recenti elezioni, ci rende centrali e perno del centrosinistra”. E per Andrea De Maria: “È il momento di dire con chiarezza che la stagione del populismo è finita. Per il Pd la sfida è uscire dalla gabbia del correntismo per costruire una classe dirigente capace di condividere davvero un progetto collettivo. Le Agorà possono essere una grande occasione per aprire il Pd a tante forze ed energie e per concentrare il nostro lavoro sulle idee per il Paese”.