(Adnkronos) – Alla fine forse ci sarà un piccolo anticipo sui tempi. Sul tavolo, apprende l’Adnkronos, l’ipotesi di chiudere il congresso con le primarie il 5 marzo e, più probabilmente, la mediazione potrebbe cadere su domenica 12 marzo 2023, secondo quanto trapela in serata. Domani comunque si decide. La Direzione Pd che si riunirà alle 10 al Nazareno fisserà la road map del congresso e, a quanto si riferisce, potrebbe esserci una piccola semplificazione delle 4 fasi del percorso proposte da Enrico Letta. Ma l’impianto dovrebbe essere confermato. Come grosso modo, appunto, lo sarà anche il timing.
Sebbene alcuni esponenti dem abbiano chiesto tempi più brevi nei giorni scorsi. Da Matteo Orfini a Alessandra Moretti. E pure Stefano Bonaccini: “Io proverei ad anticipare e accelerare un po’, per evitare di dare l’idea che perdiamo mesi a discutere di noi, mentre c’è qualcun altro che si occupa di risolvere i problemi dei cittadini”. Alessia Morani lo ribadisce anche oggi: “Non mi pare che da parte del gruppo dirigente che ha prodotto una sconfitta catastrofica, ci sia la consapevolezza di quanta fibrillazione c’è nella base del Pd. E’ la conferma della loro distanza dalle persone”.
Una tesi che non convince tutti. “Se qualcuno crede che il proprio nome basti a risolvere i problemi del Pd lo dica, ma allora non facciano finta di fare una discussione vera, che ha bisogno di tempi giusti e di richiamare persone che sono fuori”, dice Peppe Provenzano, ala sinistra dem. Area che al momento non ha ancora in campo un candidato di riferimento a differenza di Base Riformista che punta su Bonaccini. Avverte Francesco Boccia: “Scegliere un segretario in provetta non fa bene al Pd e alla politica”.
Intanto Letta organizza i prossimi passaggi. Oggi alla riunione della segreteria ha sottolineato l’importanza di far procedere insieme congresso e opposizione al governo Meloni. “I due percorsi devono procedere contestualmente e anche il dibattito congressuale dovrà legarsi all’agenda nel Paese e in Parlamento”, l’indicazione. In segreteria si è discusso di come organizzare il lavoro in Parlamento e del rapporto con le altre opposizioni. E su quest’ultimo punto, si registra un cambio di tono nei confronti di M5S e Terzo Polo in particolare.
L’intervento di Matteo Renzi al Senato con gli affondi contro il Pd, con i banchi del governo e Meloni a darsi di gomito, fa dire ad Andrea Orlando: “Renzi? Non so se si può annoverare tra le forze di opposizione, se nel giorno della fiducia al governo attacca le opposizioni, si colloca da solo”. Di qui la riflessione oggi in segreteria: “Il Pd non deve perdere tempo ad inseguire chi evidentemente non vuole fare gioco di squadra”.
Quanto al congresso, Letta osserva: “Non è un ennesimo cambio di segretario, ma qualcosa di più profondo. Sarà a tutti gli effetti costituente e nascerà il nuovo Pd”. Arturo Parisi, tra i fondatori del Pd, si augura che il congresso sia innanzitutto ‘vero’. “Quello che serve al Pd è un congresso vero, di scelta” con “un confronto limpido tra proposte nitidamente alternative avanzate da proponenti altrettanto alternativi tra loro”. Sarebbe “il primo vero congresso”. E il modo per costruire una “visione” da “offrire ai cittadini” come alternativa alla destra di Giorgia Meloni.