(Adnkronos) – Avanti con l’impostazione del congresso. Senza rallentamenti nei tempi. Questa l’indicazione, da diverse fonti, alla vigilia della Direzione Pd di domani. “Non deve essere e non sarà un traccheggio, un rinvio e un rimpallo”, assicura Enrico Borghi, membro della segreteria di Enrico Letta. Dunque, si va. Del resto l’avvio del percorso congressuale, insieme all’analisi del voto, sono di punti messi all’odg della riunione. Letta nei giorni scorsi ha già delineato una sua proposta. La porterà in Direzione e, come sottolineato dal Nazareno, sarà una “proposta aperta, non un prendere o lasciare”.
A dire la sua, ci sarà il candidato segretario in pectore, Stefano Bonaccini. “Sarà a Roma e sicuramente interverrà”, dicono i suoi all’Adnkronos. Con un’indicazione di marcia precisa: tempi del congresso rapidi, no allo scioglimento o al cambio di nome, rigenerazione dell’identità del partito e rinnovamento classi dirigenti con più spazio ai territori.
Base Riformista, che guarda alla candidatura del presidente dell’Emilia Romagna, è in linea col governatore a dispetto di chi nel Pd ne vorrebbe ostacolare la candidatura. “Il nostro congresso è lungo nei suoi passaggi. L’importante è non andare oltre quelli stabiliti”, ovvero marzo 2023 da Statuto. Non è scontato che domani venga stabilita la data dell’assemblea nazionale che darà il via ufficiale al percorso congressuale. Nel caso sarà la presidente Valentina Cuppi a dare la data, come da regolamento. Ma al di là dei tempi e delle tecnicalità, spinte diverse attraversano i dem. Compresa quella di chi vorrebbe prorogare il mandato di Letta e rinviare il congresso a dopo le regionali di primavera.
Oggi, alla vigilia della Direzione, sono scesi in campo i big del passato. Ognuno per dire una cosa diversa. E in qualche misura, le parole dei ‘vecchi’ leader intercettano posizioni in campo. Il primo segretario, Walter Veltroni, difende il Pd e lo rilancia: “In 14 anni il Pd ha perso circa sette milioni di voti: la prima cosa da fare non è allearsi con Conte o con Calenda, ma riallearsi con quei sette milioni di elettori”, dice Veltroni ricevendo numerosi ‘mi piace’ sui social. Specie dalle parti di Base Riformista.
Di tutt’altro segno l’intervista di Massimo D’Alema che sembra suggerire una scissione quando sostiene: “Il centrosinistra sarebbe molto più forte se avesse avuto un partito socialista e un altro di sinistra cattolico”. E quindi indica la via dell’abbraccio con Giuseppe Conte. Oggi il Pd “ha bisogno di Conte, perché non intercetta più il voto popolare”. E anche questa è una posizione che trova consensi tra i dem. E poi ci sono Pier Luigi Bersani e Peppe Provenzano, fotografati nei giorni scorsi insieme da Giolitti, che lanciano la proposta di rivedere il sistema delle primarie. Fuoco di fila di reazioni via social. Twitta Filippo Sensi: “Le primarie sono uno strumento. Insufficiente forse, come tutti gli strumenti. Ma sono il nostro strumento. A proposito di identità”.
La riunione di domani sarà tutta aperta, tutta in streaming e già sono annunciati interventi di fuoco. Dei non rieletti. Vedi Alessia Morani e Monica Cirinnà. E non saranno gli unici. “Ci sarà sicuramente uno sfogatoio”, la previsione di un dirigente dem.
E poi c’è il tema delle donne. Farà il punto la presidente della donne dem, Cecilia D’Elia, facendo una sintesi della riunione ieri dell’esecutivo della Conferenza delle democratiche. Proposte sulle parità di genere. A partire dai prossimi incarichi di avvio legislatura. “Nei prossimi giorni parteciperemo a passaggi istituzionali decisivi per la definizione del profilo dell’opposizione – si legge nella pagine Fb delle donne Pd- l’elezione delle presidenze dei gruppi e di Camera e Senato. Diciamo fin d’ora che non sosterremo proposte che non siano paritarie”.
Sullo sfondo c’è il nodo capigruppo e quello delle nomine istituzionali. Andrea Orlando oggi ha smentito un articolo in cui veniva descritto come ‘interessato’ alla vicepresidenza della Camera. Circolano i nomi di Dario Franceschini capogruppo al Senato e di Nicola Zingaretti alla Camera. Ma resta sempre in piedi l’ipotesi di andare avanti fino al congresso con Simona Malpezzi e Debora Serracchiani.
Sul fronte candidature al congresso, Paola De Micheli conferma di essere in corsa. “Il punto di vista femminile può essere un valore aggiunto per il Pd”. Mentre il vicesegretario Peppe Provenzano, dato tra i possibili competitor (insieme ad Andrea Orlando per l’area sinistra Pd), si è sfilato. “Peggio della sconfitta è la reazione alla sconfitta, una ridda di nomi e autocandidature. Io non mi candido. Un nome in meno. Un modesto contributo, prima della vera discussione che avvieremo domani in Direzione”. Ancora silente un’altra possibile candidata, la vicepresidente dell’Emilia Romagna, Elly Schlein.