“Il Pd sta abbandonando molti valori della sinistra, ma non i metodi dello stalinismo. Oggi i trotzkisti da fucilare se il piano quinquennale falliva vengono chiamati ’gufi’”. Massimo D’Alema, intervistato dal Corriere della Sera, riserva una serie di stoccate a Matteo Renzi cui rimprovera, fra l’altro, che “raffigurare la storia italiana come se berlusconismo e antiberlusconismo si fossero annullati in una litigiosita’ inutile senza produrre nulla e’ una raffigurazione falsa”. Ma la considerazione piu’ forte e’ quella in cui l’ex premier rivendica: “Non ho mai svilito la nostra storia comune, come sta facendo Renzi. E’ vero che in passato il centrosinistra ha conosciuto divisioni. Ma oggi si rischiano lacerazioni ben piu’ drammatiche”. E allora, “rappresentare questi vent’anni come una lunga rissa in cui a un certo punto appare Renzi e’ una sciocchezza pubblicitaria” mentre “Renzi dovrebbe riconoscere quel che ha avuto in eredita’”, come, sottolinea ancora D’Alema, quell’Expo “ereditato dal governo Prodi, senza avere il buon gusto di dire almeno grazie”. Ancora critiche poi per “l’atteggiamento sgradevole nei confronti del suo predecessore, Enrico Letta, che ha messo in sicurezza il Paese” mentre il suo successore a Palazzo Chigi “ne parla in modo inutilmente sprezzante”. Tratto caratteriale che il presidente di ItalianiEuropei non rinnega: “E infatti ho sbagliato e ho pagato un prezzo per questo. Ma – annota – posso essere stato spigoloso; non sono cattivo, ne’ vendicativo. Io ho difeso con spigolosita’ le mie idee; non ho mai – incalza – massacrato le persone”. E di nuovo al modo di affrontare le cose, e soprattutto il dissenso interno, si torna per un’altra stoccata: “Non lo dice un gufo lo dice uno che resta nel Pd, seppur maltrattato. Sarebbe saggio cambiare tono. Perche’ c’e’ qualcosa in Renzi che va al di la’ delle scelte politiche; e’ proprio questo tono sprezzante e arrogante, verso le persone del nostro stesso mondo, verso la nostra stessa storia”.