In Libia, dove le ‘scaramucce’ – anche violente – non mancano mai, è tempo di grandi anzi, di preoccupanti manovre.
Altro che i ‘bei tempi’ quando, anche grazie al nostro ‘generoso’ Paese (quanti soldi e navi ‘buttate’!), nel bene e nel male la situazione era sotto controllo. Poi, improvvisamente la nostra ‘dipartita’ (forse perché la nostra diplomazia era presa più dalle ‘beghe’ interne, che estere) e, lentamente, ‘l’insinuarsi’ della Turchia da una parte, e dei russi dall’altra. Ora il caso vuole che l’Italia ha ottimi rapporti con Ankara, come dimostrato anche in occasione della recente liberazione di Silvia Romano, non a caso fotografata con addosso giubbotto delle forze armate di Ankara! Fatto sta che oggi l’Italia rispetto alla Libia non ha più nessun ascendente.
Ma torniamo ai fatti. A quanto riportato poco fa da Bloomberg, Fathi Bashagha, ministro dell’Interno del governo di Tripoli, avrebbe riferito che stamane in una base area del paese nordafricano (sita nel sud), scortati da due caccia Su-35 del Cremlino, sarebbero atterrati ‘almeno’ sei MiG 29s e due Sukhoi 24s. Aerei che secondo il ministro tripolino vengono dalla base aerea russa di Hmeimim, in Siria.
Ovviamente, la cosa che preoccupa, e non poco, è se tali velivoli siano stati ‘dati in uso’ o meno all’esercito guidato dal generale Khalifa Haftar dopo che, appena ieri, Saqr al-Jaroushi, comandante delle forze aeree del LNA (l’autoproclamato Esercito nazionale libico), ha annunciato di qua a qualche ora una “campagna aerea“, che non ha esitato a definire come la “più vasta nella storia della Libia. Tutte le posizioni e gli interessi della Turchia in tutte le città – ha quindi minacciato – sono obiettivi legittimi per i nostri aerei da guerra e chiediamo ai civili di stare lontani da questi”. Infine, ha concluso con ‘eloquente’, ”Le prossime ore saranno molto dolorose”.
Minacce serie che, vista la situazione, non promettono davvero nulla di buono. Proprio ieri, i caccia di Tripoli (da soli?) hanno fatto a pezzi ben sette batterie missilistiche antiaeree russe, che gli Emirati Arabi Uniti – riporta il ‘Libya Observer’ – hanno dato in consegna agli uomini di Haftar.
Ma non solo, Mohammed Gununu, portavoce dell’esercito di Tripoli, ha anche aggiunto dei raid su Tarhuna (dove sono stati distrutti blindati ed altri mezzi militari), e ad Al Wishka (culminati, oltreché dalla distruzione di depositi e magazzini, anche con l’uccisione di diversi soldati di Haftar).
Ma nonostante le ingenti batoste fin qui rimediate – grazie anche alla Turchia, che starebbe ‘attivamente’ aiutando Tripoli – il disegno del generale dell’autoproclamato Esercito nazionale libico è ben preciso e, dalla sua, può contare sull’appoggio della Russia, degli Emirati Arabi Uniti, e dall’Egitto. Ormai nella mente di Haftar c’è soltanto un obiettivo: la conquista della capitale. Non a caso, ‘fino a due giorni fa’, il governo di Tripoli ha annunciato di aver ripreso il controllo della base aerea di Watiya, considerata strategica per “l’ormai indebolita offensiva di Haftar“. Ma oggi sono arrivati gli 8 aerei russi…
Sempre poco fa infatti, alla notizia dell’arrivo dei caccia russi nel sud della Libia, da Ankara – ha riferito l’agenzia di stampa Anadolu – Hai Aksov (portavoce della diplomazia turca), ha lanciato un chiaro segnale ‘d’avvertimento’: ”In caso di attacco contro gli interessi turchi in Libia, le conseguenze saranno molto pesanti e le forze golpiste di Khalifa Haftar saranno considerate come obiettivi legittimi”.
Ovviamente, sebbene come dicevamo ormai ‘fuori’ dallo scacchiere, l’Italia – interessi commerciali a parte – resta comunque coinvolta per la vicinanza col paese africano e, in caso del precipitare degli eventi, il ‘minimo’ che possiamo aspettarci, è una massiccia ripresa di gente in fuga via mare. A meno che tale possibilità non sia stata al centro dei ‘recenti’ avvicinamento con Ankara..
Max