E così maledettamente raro che, pur di tenerselo stretto, induce moltissimi italiani a seguire pause e feste spesso differenti da quelle sancite dal calendario. E così anche domani, nel giorno di Pasqua, ben 5 milioni di italiani – fra tra negozi, uffici o fabbriche – si alzeranno per andare a lavorare. Di questi, poco più di un milione svolge un lavoro autonomo, spiega l’analisi realizzata dallUfficio studi della Cgia. Ovviamente, quello alberghiero e quello della ristorazione, fanno parte del settore che a rotazione – prevede feste e domeniche sul posto di lavoro. Sono infatti 688.300 (ovviamente escluso il sommerso), i lavoratori dipendenti coinvolti, che rappresentano da soli il 68,3%. Segue il commercio con 579mila occupati, pari al 29,6%), la Pubblica amministrazione (329.100 dipendenti pari al 25,9%), la sanità (686.300 pari al 23%) e i trasporti (215.600 pari al 22,7%). Tra le regioni dove è maggiormente presente il lavoro domenicale anche in virtù di un naturale indotto turistico spicca la Valle dAosta (29,5% di occupati alla domenica sul totale dipendenti presenti in regione): Quindi la Sardegna (24,5%), la Puglia (24%), la Sicilia (23,7%), ed il Molise (23,6%). Fra le realtà territoriali meno toccate dal fenomeno, si distinguono invece lEmilia Romagna (17,9%), le Marche (17,4%) e la Lombardia (16,9%). La media nazionale si attesta al 19,8%. Come spiega in proposito Paolo Zabeo, coordinatore dellUfficio studi della Cgia, “Negli ultimi anni il trend degli occupati di domenica è aumentato costantemente sia tra i dipendenti che tra gli autonomi. Nel settore commerciale, grazie alla liberalizzazione degli orari introdotta dal governo Monti, una risposta alla crisi è stata quella di aumentare i giorni di apertura dei negozi. Con la grande distribuzione e gli outlet che durante tutto lanno faticano a chiudere solo il giorno di Natale e quello di Pasqua, anche le piccolissime attività, nella stragrande maggioranza dei casi a conduzione familiare, sono state costrette a tenere aperto anche nei giorni festivi per non perdere una parte di clientela”. Ma se qualcuno pensa che lavorare la domenica sia una cosa per certi versi sfortunata, dovrebbe guardare agli altri paesi europei. Basti pensare che, nel 2015, mentre da noi la media dei lavoratori domenicali era del 19,5%, negli altri 27 stati per una media del 23,2% – si sono distinte la Danimarca (33,9%), Slovacchia (33,4%), e Paesi bassi (33,2%). Peggio di noi seguivano lAustria (19,4%), la Francia (19,3%), il Belgio (19,2%) e la Lituania (18%). Dal canto suo Renato Mason, segretario della Cgia, commenta che “la maggiore disponibilità di alcuni territori a lavorare nei weekend va in gran parte ricondotta al fatto che buona parte del Paese ha unelevata vocazione turistica che coinvolge le località montane e quelle balneari, le grandi città, ma anche i piccoli borghi. E quando le attività turistico-ricettive sono aperte anche la domenica, i settori economici collegati, come lagroalimentare, la ristorazione, i trasporti pubblici e privati, i servizi alla persona, le attività manutentive, sono incentivate a fare altrettanto”.
M.