(Adnkronos) – “Ho accolto la relazione con grande sorpresa e soddisfazione”. Lo afferma all’Adnkronos l’avvocato Stefano Maccioni, legale dei familiari di Pier Paolo Pasolini, commentando gli esiti della relazione della Commissione parlamentare Antimafia sull’omicidio dello scrittore e regista. “Io feci riaprire le indagini e scrissi un libro ‘Pasolini. Un caso mai chiuso’. Ho sempre sostenuto e ho sempre chiesto un approfondimento sul coinvolgimento della banda della Magliana”, continua il legale.
Riguardo all’ipotesi di un collegamento tra il furto della pellicola originale “Salò o le 120 giornate di Sodoma’” e l’uccisione avvenuta all’Idroscalo nel ’75, Maccioni ricorda: “Io portai avanti questa tesi con delle indagini difensive. Il cugino di Pasolini, Nico Naldini, disse che Pasolini non teneva a quelle ‘pizze’ rubate, ma io rintracciai ed ascoltai il montatore e lui mi disse che invece teneva in modo particolare a quelle ‘pizze'”. L’avvocato è convinto che “ce ne sono di elementi” che fanno ipotizzare un collegamento e l’ipotesi di “una trappola” per attirarlo all’Idroscalo.
“Non si è mai indagato, nonostante tutte le mie sollecitazioni, la procura non ha mai indagato sul movente – sottolinea il legale – E il movente è fondamentale perché fa cadere la versione di Pelosi, peraltro già caduta perché sul posto sono stati trovati tre dna diversi. E se ci stavano più persone e non solo Pelosi, cade l’omicidio a sfondo sessuale”.