Sul calo dei nuovi nati e sulla riduzione dei ricoveri per parto, scesi entrambi sotto la soglia dei 400 mila, la pandemia da Covid-19 non ha praticamente influito secondo quanto riporta il PNE 2022 relativo al 2021. A contrarsi è anche il numero dei punti nascita, scesi a 442. Solo un terzo circa di essi nel 2021 supera i 1000 parti annui mentre poco meno di un terzo oltrepassa i 500, soglia minima fissata dalle autorità per il loro mantenimento. Scopriamo insieme su Doveecomemicuro.it la lista dei punti nascita più performanti per volume di parti.
Quanto ai ricoveri per parto, se ne sono registrati appena 398.506 (fonte: PNE 2022). Ormai da tempo si assiste al loro progressivo calo, un trend su cui l’avvento della pandemia da Covid-19 non ha praticamente influito, spiegano gli autori del report. Il crollo di questi eventi, secondo gli analisti, va addebitato piuttosto a una denatalità persistente da oltre 30 anni e alla conseguente contrazione del numero di donne in età fertile a cui si sommano scarse politiche a sostegno della famiglia.
A calare sono anche i punti nascita, che da 475 nel 2019 sono passati a 442 nel 2021 (dalla pagina dei risultati di ricerca di Doveecomemicuro.it è possibile individuare quelli che eseguono almeno 10 parti annui). Ma in quali di questi si sono registrate più nascite?
“L’alto numero di parti eseguiti in un anno si traduce in maggiori garanzie di sicurezza per mamme e bambini. Un alto volume di attività è, quindi, tra i fattori di cui tenere conto al momento di scegliere l’ospedale in cui dare alla luce il proprio bambino”, spiega la Prof.ssa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e membro del comitato scientifico di Doveecomemicuro.it.
Tra i punti fermi per valutare la sicurezza di una struttura c’è la soglia minima fissata dalle autorità ministeriali – con l’Accordo Stato Regioni del 2010 ripreso nel DM 70/2015 – di 1000 parti annui. A rispettarla, nel 2021, sono 142 punti nascita, pari al 32,1% delle strutture nazionali che, da sole, coprono il 63,3% dei parti totali.
Nel 2021, 137 maternità, pari al 31% del totale, non superano i 500 parti annui (soglia minima per il mantenimento dei punti nascita): questi centri coprono appena il 6,9% della casistica nazionale. Nel 2020 i punti nascita che non superavano il tetto erano 141 per un valore corrispondente di casistica pari al 6,8%.
Il DM 70/2015 fissa una soglia massima di tagli cesarei primari pari al 25% per i punti nascita sopra i 1000 parti annui e al 15% per quelli sotto i 1000 parti annui. A rispettare lo standard nel 2021 sono il 69,7% dei centri sopra i 1000 parti annui e il 14,1% di quelli sotto (escludendo i centri che non superano i 500 parti annui interessati da un elevato ricorso del taglio cesareo): questi dati sono in lieve miglioramento rispetto al 2020, quando le percentuali si attestavano rispettivamente al 62,8% e al 10,1%.
“Benché la proporzione di parti con taglio cesareo primario sia fortemente diminuita rispetto ai primi anni Duemila – quando era intorno al 40% – le percentuali osservate nell’ultimo periodo rimangono però ancora al di sopra della soglia indicata dall’OMS del 10-15%, che garantisce il massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino”, commentano gli autori del PNE 2022.
La quota (mediana) di VBAC (Vaginal Birth After Cesarean) – parti vaginali dopo pregresso cesareo – in Italia, nel 2021, è pari a 6,7%: in lieve aumento rispetto agli anni precedenti. Si tratta di un altro indicatore che consente di valutare la qualità dell’assistenza erogata nei punti nascita.
“Le linee guida internazionali, in assenza di particolari condizioni di rischio, non escludono questo tipo di parto in donne precedentemente sottoposte a taglio cesareo. In Italia, però, la proporzione di VBAC è ancora complessivamente bassa e l’incremento nel tempo estremamente contenuto”, viene spiegato ancora nel PNE 2022.
Il portale di Public Reporting delle strutture sanitarie italiane Doveecomemicuro.it, che vanta un database di oltre 6300 strutture (sanitarie pubbliche e private, centri specialistici, polispecialistici, diagnostici e residenze sanitarie), rappresenta un punto di riferimento per i cittadini alla ricerca di un punto nascita. Per operare un confronto tra gli ospedali per quanto riguarda i volumi di parti e gli altri indicatori è sufficiente inserire nel “cerca” la voce “parto” e poi limitare la ricerca alla città o alla Regione di appartenenza. In cima alla pagina dei risultati compariranno i centri ordinati per volume, per vicinanza o in base ad altri criteri selezionabili.
*Dati del PNE aggiustati: nei rapporti del PNE viene effettuato un aggiustamento degli indicatori attraverso l’utilizzo di metodi di risk adjustment, che permettono di studiare le differenze tra strutture e/o aree territoriali (espresse in termini di Rischio Relativo) “al netto” del possibile effetto confondente della disomogenea distribuzione delle caratteristiche dei pazienti. Si tiene conto, cioè, delle possibili disomogeneità esistenti nelle popolazioni studiate, dovute a caratteristiche quali età, genere, gravità della patologia in studio, presenza di comorbidità croniche, ecc., fattori che possono agire come confondenti dell’associazione tra esito ed esposizione.
Max