(Adnkronos) – “Un film non cambia le cose, le storie sì. C’è ancora domani è dedicato a mia figlia, che a otto anni e mezzo fatica a credere alle privazioni che le donne erano costrette a subire. Volevo che questa storia arrivasse alle ragazze, a tutte, perché è un attimo che si torni indietro e i diritti vanno difesi”. Così Paola Cortellesi, nel presentare il suo film C’è ancora domani al Cineland di Ostia. Un’opera prima, la sua, che esce nelle sale in un periodo in cui la violenza sulle donne è di triste attualità. “Purtroppo un periodo che dura da anni – dice – Alle donne di qualsiasi estrazione sociale veniva consigliato di tacere. E noi siamo stanche, anche se non lo abbiamo vissuto personalmente”. Emblematica la scena del pestaggio tra le mura domestiche rappresentata come un balletto, “una scena che si ripete, una routine – spiega – con la musica che canta ‘nessuno ci può separare’. E nessuno può separare Delia da suo marito, per lei una condanna”.
“Per un attore accettare di interpretare un personaggio così odioso, stupido, senza riscatto, con la difficoltà di muoversi su registro molto drammatico e dall’altro su territorio ridicolo è stata una sfida molto grande – spiega Paola Cortellesi parlando del ruolo di Valerio Mastandrea – Non smetterò mai di essergli grata. Credo che il merito del successo di questo film sia dovuto al fatto che ognuno vi si riconosce in un pezzettino, in una parola, in un atteggiamento – dice al pubblico – E mi piace pensare che susciti un confronto tra chi lo guarda, che riporti le persone a parlare, a condividere”.