Padova Urbs Picta, con ‘I cicli affrescati del XIV secolo’, è stata inserita oggi nella World Heritage List, la lista del Patrimonio Mondiale Unesco. La proclamazione è avvenuta nel corso della 44esima sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale, in programma fino al 27 luglio a Fuzhou in Cina, con la partecipazione da remoto di delegazioni da 192 Paesi e una copertura globale in streaming dell’evento. “Abbiamo dovuto aspettare un anno in più per ricevere questo riconoscimento, a causa della pandemia, ma l’emozione che ho provato al momento della proclamazione è stata grandissima. Questo – commenta il sindaco della città veneta Sergio Giordani è il riconoscimento del ruolo importantissimo svolto dalla città nella storia dell’arte, ma anche della intuizione e del coraggio che abbiamo avuto nel proporre con successo un sito seriale oltre alla capacità di fare squadra tra tutti gli enti proprietari degli edifici e complessi monumentali che custodiscono questi capolavori”.
La candidatura di Padova Urbs picta è stata l’unica presentata dall’Italia per il 2020. L’iscrizione nella Lista del Patrimonio Mondiale arriva quest’anno, dopo il rinvio della sessione del Comitato Unesco del 2020 a causa della pandemia da Covid-19. Vengono dunque proclamate nel corso di questa sessione sia le candidature del 2020 sia quelle del 2021, che per l’Italia vede in discussione la possibile proclamazione de ‘I Portici di Bologna’.
Questi i principali passaggi con cui l’Unesco motiva l’inserimento di Padova Urbs picta nella lista del Patrimonio Mondiale: “I cicli affrescati padovani illustrano l’importante scambio di idee che esisteva tra i protagonisti del mondo della scienza, della letteratura e delle arti visive nel clima preumanista di Padova all’inizio del XIV secolo. Gli artisti hanno mostrato grande abilità nel dare forma visiva a queste idee e le loro capacità tecniche hanno permesso ai cicli affrescati padovani non solo di diventare un modello per gli altri, ma anche di dimostrarsi notevolmente resistenti al passare del tempo. Il gruppo di artisti in cerca di innovazione, riuniti a Padova, favorì allo stesso tempo uno scambio di idee e un know-how che portò a un nuovo stile nell’affresco. Questo nuovo stile non solo influenzò Padova per tutto il XIV secolo, ma costituì la base ispiratrice per secoli di lavori di affresco nel Rinascimento italiano e oltre. Con questa vera e propria rinascita di una tecnica pittorica antica, Padova ha fornito un nuovo modo di vedere e rappresentare il mondo, annunciando l’avvento della prospettiva rinascimentale. Queste innovazioni segnano una nuova era nella storia dell’arte, producendo un irreversibile cambio di direzione”.
Padova ha proposto l’iscrizione alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco un ‘sito seriale’ che comprende tutti i preziosi e grandi cicli affrescati del Trecento conservati in otto edifici e complessi monumentali della città: la Cappella degli Scrovegni, la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele. Ad affrescare le pareti di questi luoghi, nel corso del XIV secolo, alcuni dei più straordinari artisti dell’epoca: Giotto, che con gli affreschi della Cappella degli Scrovegni realizza il suo capolavoro assoluto, Guariento di Arpo, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona.
Ed è proprio Giotto che quando giunge a Padova intorno al 1302 porta in città un linguaggio artistico nuovo dal quale si sviluppa una straordinaria stagione di cultura ed arte che proseguirà per tutto il XIV secolo. I grandi cicli affrescati padovani del Trecento rappresentano un esempio unico al mondo di un sistema di eccezionale valore universale – outstanding universal value per usare la terminologia UNESCO – per la loro rilevanza storico-artistica, per la loro ampiezza (oltre 3600 mq di pitture murali), perché all’interno di un’area definita, ovvero il centro storico di Padova, in un contesto territoriale in cui la tradizione della parete dipinta è documentata sin dal X secolo.
Gli affreschi in questi otto luoghi, distanti tra loro poche centinaia di metri e che compongono quindi un itinerario nel cuore della città medievale percorribile a piedi, offrono anche a chi non è un conoscitore della storia dell’arte, visioni uniche: grazie a Giotto, i sentimenti e le emozioni vengono rappresentati per la prima volta negli affreschi. Nella Cappella degli Scrovegni abbiamo la prima rappresentazione pittorica di un bacio, il bacio tra Gioacchino e Anna alla porta di Gerusalemme, e altrettanto sorprendente è la lacrima che riga il volto di una donna nella scena della Strage degli Innocenti. A Padova nei circa 90 anni che vanno dal 1305 al 1397 avviene una rivoluzione nell’arte figurativa che, oltre alla rappresentazione dei sentimenti, si fonda su una riscoperta della tecnica dell’affresco, un uso innovativo del colore e l’invenzione della prospettiva che sarà poi perfezionata nei secoli successivi.
La vittoria di Padova è anche il frutto della “capacità di fare squadra”, ricorda ancora il sindaco della città Giordani che precisa: “Una squadra che comprende anche le altre istituzioni, a partire dalla Soprintendenza e dall’Università e che si allarga a tutte le associazioni che hanno collaborato al progetto. Un impegno corale di tutta la città. Ringrazio Unesco, il Ministero della Cultura e tutte le istituzioni ed enti che a ogni livello hanno creduto in noi. Adesso abbiamo una grande responsabilità di cui siamo consapevoli. Quello di oggi quindi non è un traguardo, ma il punto di partenza di un nuovo impegno che con il supporto di Unesco intraprendiamo per essere all’altezza di questo prestigioso riconoscimento che avrà effetti positivi sulla nostra città sia per le sue radici e la sua identità, che per le sue ricadute economiche. Da oggi gli affreschi della nostra “Padova meravigliosa” sono finalmente Patrimonio Mondiale. E’ una gioia immensa che non dimenticherò mai”.
“Gli affreschi di un secolo intero, il Trecento, conservati entro lo spazio delle mura cittadine – spiega L’assessore alla cultura del Comune di Padova Andrea Colasio – costituiscono un patrimonio straordinario che vede, a partire dal capolavoro di Giotto, un intrecciarsi non solo di opere d’arte di alto valore, ma anche relazioni significative tra artisti e committenti, tra il potere politico e religioso, nell’unica città che è riuscita a sviluppare e trasformare il rivoluzionario linguaggio artistico del maestro toscano. Oggi spetta a noi il compito non facile ma assolutamente stimolante di conservare e valorizzare questi capolavori e lo facciamo offrendo a tutto il mondo un insieme di luoghi unici, straordinari nella loro singolarità, ma ancora più preziosi se considerati nel loro insieme. In questi ultimi anni l’interesse da parte dei visitatori italiani e stranieri per la città di Padova è indiscutibilmente in crescita, così come l’attenzione degli studiosi di tutto il mondo che guardano alla nostra città come la capitale mondiale dell’affresco. Ringrazio l’Unesco, il Ministero della Cultura così come tutte le persone a Padova e non solo che si sono spese con passione per sostenere la nostra candidatura per la World Heritage List. A Padova proprio nel Trecento con i Carraresi nacque il concetto di politica culturale. Con questo riconoscimento chiudiamo un cerchio e vogliamo essere all’avanguardia nella conservazione, studio e valorizzazione di questo patrimonio che è sì nel dna della nostra città ma che rappresenta anche con certezza uno dei momenti chiave della storia dell’arte mondiale”.
Il Comune di Padova è capofila del Comitato per la candidatura, composto dagli altri tre enti proprietari degli edifici e complessi monumentali che conservano i cicli affrescati – Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti; Basilica e Convento di Sant’Antonio; Delegazione Pontificia e Veneranda Arca del Santo; Diocesi di Padova – con la Regione del Veneto e la consulenza scientifica del Ministero della Cultura attraverso l’Ufficio Unesco e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso oltre che dell’Università degli Studi di Padova.
Il complesso dossier necessario per la presentazione della candidatura è stato curato, sviluppato e realizzato direttamente dal Comune di Padova che si è avvalso delle ottime professionalità a disposizione del Settore e dell’Assessorato alla Cultura e del consulente Giorgio Andrian. Una candidatura che ha rafforzato la sua forza e credibilità anche attraverso la significativa sinergia dell’intera città: realtà differenti, pubbliche e private, laiche e religiose, unite insieme per conservare, tutelare, valorizzare, promuovere un patrimonio storico artistico unico e per poterlo consegnare integro alle future generazioni di tutto il mondo.
Questo impegno, che è iniziato nel 1996, ha prodotto un primo risultato, nel 2018 quando Padova Urbs picta, è stata designata dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco come candidatura italiana alla World Heritage List per il 2020. Icomos (International Council on Monuments and Sites), senza sollevare alcuna obiezione, lo scorso maggio ha dato una ancora più significativa forza alla candidatura, proponendo che i cicli affrescati del Trecento fossero direttamente iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale e indicando il criterio specifico di iscrizione.
Oggi, grazie a questo riconoscimento, il Veneto diviene la Regione italiana con il maggior numero di siti UNESCO e Padova una delle poche città al mondo a custodirne due. Dal 1997, infatti l’Orto Botanico dell’Università di Padova è sito Unesco. Realizzato nel 1545, è infatti il più antico orto del mondo occidentale a conservare ancora la forma e l’ubicazione delle origini, avendo mantenuto per più di cinque secoli intatta la sua missione culturale e scientifica.