E così da una settimana siamo costretti a rimandare a casa gran parte dei nostri ragazzi scusandoci per una problema che ancora una volta non deriva da noi. Siamo arrivati a inviare 3 raccomandate al giorno chiedendo semplicemente di mandarci personale semplicemente per alzare un interruttore posto allinterno della cabina che serve a far funzionare il nuovo centro Anffas Ostia e la Città dei Mestieri. Oltre allufficio tecnico è stato informato il consiglio municipale, la giunta e il presidente Tassone ma non cè stata alcuna risposta. Stanno bloccando lunico centro articolo 26 del litorale di Roma Capitale. Da due anni provvediamo al riscaldamento della struttura in via autonoma, pur non essendo di nostra competenza, poiché nessuno si è degnato di aggiustare una caldaia. Abbiamo speso 20mila euro in manutenzione, pavimenti, infissi, tubi scoppiati, che non spetterebbe a noi pagare. Ora la luce. Se qualcuno ha deciso che la risposta riabilitativa per i nostri ragazzi è un gruppo elettrogeno da far funzionare a pedali e biciclette che creino energia, ce lo dicano. Così stanno bloccando i servizi di un centro che dà risposte a 450 persone con disabilità al giorno. Noi continuiamo ad avere fiducia nelle istituzioni, del Presidente del Municipio e dellassessore competente che la scorsa settimana, dopo vari solleciti, sono intervenuti per mettere in sicurezza una parte dellintonaco venuto giù dal tetto che copre la rampa di accesso al centro. Il centro di via del Sommergibile è nato nei primi anni 2000 come opera a scomputo alla cementificazione effettuata dai privati nelle parti di nuova Ostia libere dall’edificazione, e come risposta qualificata – dopo anni di attese e tentativi di occupazione o cambi di destinazione d’uso – alle necessità di un area a elevato disagio sociale, che vedeva strutture degli anni ’70. È ormai noto come il centro polispecialistico si sia rivelato inadeguato, costringendo le famiglie di Anffas a spese di centinaia di migliaia di euro servite a riammodernare e mettere a norma le vecchie strutture e a decidere, per ragioni di equità sociale e necessità del territorio, di lasciare prima alla Asl e poi al Municipio il piano terra del nuovo edificio. Ora l’intervento politico sulla burocrazia diventa fondamentale per impedire una discriminazione chiara e una omissione di intervento dell’ufficio tecnico. Chi pagherà?