(Adnkronos) – “La condivisione del letto fra una madre vigile e un neonato sano, messo in una posizione di sicurezza, è un fatto naturale, pratico, indiscutibile. La carenza cronica a livello nazionale del personale ostetrico, pesantemente sofferta, non deve indurre a proposte di modelli organizzativi abbandonati da anni in quanto ritenuti inappropriati ed insicuri sia dalle ricerche scientifiche che dalle donne stesse”. Lo sottolinea il comitato centrale della Federazione degli Ordini della professione ostetrica che, facendo alcune considerazioni dopo la tragedia accaduta all’ospedale Pertini di Roma, dove un neonato è morto nel letto con la mamma che si era addormentata dopo averlo allattato, chiede di non tornare indietro sul rooming-in. E di “garantire dei servizi alla maternità sempre più accessibili ed accettabili e al passo con i tempi che mutano”.
“La moderna organizzazione dei Punti nascita attualmente prevede l’assistenza congiunta di madre e neonato, il cosiddetto rooming-in appunto, che deve essere proposto – puntualizzano le ostetriche – anche garantendo un numero adeguato di professioniste ostetriche al fine di esprimere al meglio la qualità delle prestazioni assistenziali da erogare e il necessario sostegno pratico ed emotivo alla nuova famiglia”.
Per la Fnopo, infatti, “il modello del rooming-in, introdotto in Italia a partire dagli anni ’80, implementando le raccomandazioni di Oms e Unicef, risulta vantaggioso per la creazione della nuova diade (triade, se consideriamo anche la presenza dell’altro genitore) e per la promozione dell’allattamento al seno e dell’accudimento precoce, quando le nuove famiglie sono state adeguatamente informate, coinvolte e supportate dai professionisti sanitari in grado di offrire un’assistenza per quanto possibile individualizzata ed empatica”.
“Accreditate linee guida e raccomandazioni cliniche assistenziali identificano la sicurezza attraverso il legame assistenziale ed organizzativo che si viene a creare tra i professionisti sanitari e la donna-coppia”, evidenziano le ostetriche facendo presente che “la variabile fondamentale è il numero di ostetriche disponibili nel Ssn per garantire la continuità assistenziale, la personalizzazione dell’assistenza e l’individuazione tempestiva di fattori di rischio bio-psico-sociali, causa di esiti di eventi indesiderati evitabili”.
“La recente pubblicazione dei dati Ocse ha evidenziato una carenza di circa 8.300 ostetriche collocando la situazione italiana, rispetto al panorama europeo, al di sotto della media europea di 14,2 ostetriche ogni 100.000 abitanti – denuncia la Fnopo – Pertanto, è un dovere del Servizio sanitario nazionale e regionale migliorare l’organizzazione dei Punti nascita sia attraverso l’utilizzo di tecnologie, strumentazioni e strutture che rispettino le comuni norme di sicurezza, sia attraverso l’aumento del numero di ostetriche affinché possano essere nelle condizioni di poter offrire con continuità lo standard assistenziale qualificato e sicuro”.
“Esprimendo commossa vicinanza ai genitori e familiari colpiti dall’evento luttuoso e a tutte le professioniste ostetriche e professionisti ostetrici e a tutti sanitari”, i vertici Fnopo rimarcano infine come “queste questioni non siano più rinviabili e debbano essere prioritarie nell’agenda politica dei prossimi mesi affinché le donne e le famiglie possano ricevere un’assistenza ostetrica e cure appropriate, accessibili ed essere sostenuti nel loro ruolo genitoriale”.