Nell’estate del 2019, l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini sui migranti seguiva “un preciso indirizzo del Governo Conte 1”, adottando “una politica migratoria promossa in sede europea”. Non solo. “L’obbligo dell’indicazione del pos” cioè del porto sicuro “non gravava sul Viminale”, mentre “l’obbligo di coordinamento” sulla nave della on spagnola Open Arms, con a bordo 147 migranti, “gravava sullo Stato bandiera”. Sono soltanto alcuni passaggi della lunga memoria, oltre 110 pagine, depositata dalla difesa del leader della Lega all’udienza preliminare di Palermo che si dovrebbe concludere domani, con la decisione del gup Lorenzo Jannelli, di non luogo a procedere o di rinvio a giudizio per Salvini. L’ex ministro dell’Interno è accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio, per “aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dall’Ong Open Arms, nell’agosto 2019″.
Domani sono attesi in aula il Procuratore capo, Francesco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Geri Ferrara, che sono sempre stati presenti alle udienze tenute finora. Nella memoria, firmata direttamente dall’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, parla dello scambio di lettere, non senza polemica, tra l’ex premier Giuseppe Conte, affermando che “all’epoca c’erano forti tensioni” con il governo, tanto è vero che poche settimane dopo avvenne il ‘divorzio’ tra la Lega e il M5S. Se la prende anche con il tribunale dei ministri che avrebbero fatto delle “conclusioni erronee” nella relazione finale. “La procedura dello sbarco dei minori era corretta”, spiega ancora Salvini. E spiega con forza che “la condotta contestata allo scrivente si inserisce nell’ambito di una precisa scelta di politica governativa promossa e attuata in modo collegiale”.
Per l’accusa, invece, non c’è dubbio, Matteo Salvini va processato, anche alla luce delle testimonianze degli altri componenti di governo nel caso Gregoretti discusso a Catania e acquisito agli atti anche nell’udienza preliminare di fronte al gup Lorenzo Jannelli. “Non c’era alcuna condivisione, la decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno, il quale come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un tweet o altre forme di pubblicazione solo successivamente gli altri componenti del governo”, ha detto il Procuratore Lo Voi alla scorsa udienza.
Mentre Salvini si è difeso dicendo in aula: “Era tutto deciso e sottoscritto nel contratto di governo”. Nella scorsa udienza l’accusa aveva anche chiesto l’acquisizione della decisione del comitato Onu per i diritti umani del 29 gennaio 2021, quella per cui Italia è stata condannata per non avere agito tempestivamente in relazione ad un evento Sar verificatosi al di fuori delle acque territoriali italiane. Sono una ventina le parti civili accolte dal gup, tra cui la stessa Open Arms, ma anche Emergency, il Comune di Barcellona, il comune di Palermo e diversi migranti a bordo della Open Arms, in quei giorni. Il caso scoppiò nell’agosto del 2019, quando il rimorchiatore noleggiato dalla Ong ProActiva – Open Arms, battente bandiera spagnola, andò in soccorso di 163 persone in tre diverse operazioni di salvataggio. Restò in mare aperto senza ricevere l’assegnazione di un Pos, ovvero di un place of safety, un posto di sicurezza per 21 giorni. E per sette giorni rimase al largo di Lampedusa in attesa di comunicazioni dall’Italia. A bordo c’erano anche 27 migranti minori non accompagnati.
Conte, il 14 agosto del 2019, scrisse a Salvini, invitandolo “ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione”. Poi il 17 agosto il tribunale dei minori di Palermo dispose lo sbarco dei minori a bordo. A sbloccare la situazione anche per gli adulti fu il procuratore, Luigi Patronaggio, che dopo un’ispezione a bordo della Open Arms, che decise il sequestro dell’imbarcazione. Era il 20 agosto. Venti giorni dopo la prima richiesta di Pos.
Nella memoria Matteo Salvini, che domani sarà in aula, ribadisce che “dopo l’ingresso in acque italiane della Open Arms non si verificò alcun evento Sar” e che l’obbligo di coordinamento “gravava sulla Spagna” che era “anche competente per il rilascio del pos alla nave”. Insomma, per Salvini e la sua legale, l’avvocata Giulia Bongiorno, “la ricostruzione accusatoria è priva di qualsivoglia fondamento”. Domani sarà il gup a decidere chi ha ragione.