Onu, rischio veto Usa su stupro come arma di guerra

    Dagli Usa la minaccia di veto su una risoluzione Onu che mira a condannare l’uso dello stupro come arma di guerra. A riverlarlo è il Guardian, citando un alto funzionario delle Nazioni Unite e diplomatici europei. Proprio oggi si discute la risoluzione in una sessione speciale del Consiglio di sicurezza dell’Onu incentrato sul tema della violenza sessuale nei conflitti: interventi previsti dell’avvocatessa Amal Clooney e del premio Nobel per la Pace Denis Mukwege.

    Onu, rischio veto Usa: linguaggio difforme da visione di Trump

    Il testo della risoluzione inerente l’uso dello stupro come arma di guerra manca di uno dei punti cardine, l’istituzione di un meccanismo formale per assicurare il monitoraggio delle situazioni di guerra e segnalare i soprusi durante i conflitti, questo a causa dell’opposizione di Stati Uniti, Russia e Cina. E gli Usa minacciano di porre il veto, in quanto il linguaggio usato riconosce il diritto delle vittime alla pratica dell’aborto, e quindi si posiziona in modo diametralmente opposto alla visione dell’amministrazione Trump. Anche all’uso della parola “gender” crea problemi agli Stati Uniti, che la considerano una copertura perpromuovere i diritti dei transgender. “Non siamo nemmeno sicuri che la risoluzione sarà discussa a causa delle minacce di un veto da parte degli Stati Uniti”, ha dichiarato al Guardian Pramila Patten, rappresentante speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale in tempo di guerra. Se manca l’accordo nel Consiglio di sicurezza, gli Stati membri sono soliti ricorrrere a un testo concordato in precedenza, ma gli americani hanno fatto saepere di non essere intenzionati ad accettare la versione del 2013, per via del linguaggio troppo distante dalla loro politica del momento. “Stanno minacciando di usare il loro diritto di veto su questa testo concordato perché si parla di servizi sanitari che riguardano anche la salute sessuale e riproduttiva”, ha detto Patten. In base a quanto si legge in una nota, la frase incriminata appare solo in una clausola che “esorta le entità e i donatori delle Nazioni Unite a fornire servizi sanitari non discriminatori e completi, inclusi quelli sulla salute sessuale e riproduttiva, psicosociale, legale e di sostegno al sostentamento e altri servizi multisettoriali per i sopravvissuti alla violenza sessuale, tenendo conto delle esigenze specifiche delle persone con disabilità”.