(Adnkronos) – “In passato il melanoma era una malattia rara che colpiva in particolare gli anziani, dai 60 anni in su. Oggi non è più così. Non solo negli ultimi dieci anni il numero delle nuove diagnosi è raddoppiato, da 7mila siamo passati a 15mila, ma questo tumore della pelle rappresenta la prima causa oncologica di morte tra i giovani, nella fascia di età 20-30 anni. Da qui l’idea del cortometraggio ‘Amici per la pelle’ per parlare della malattia con ironia e sensibilizzare i ragazzi sull’importanza della prevenzione”. Così all’AdnKronos Salute Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, a margine della presentazione del cortometraggio, questa mattina durante una conferenza stampa a Roma.
“I giovani, in questo momento, rappresentano l’anello debole perché, al contrario degli over40, non fanno prevenzione – evidenzia Ascierto – e per questo motivo arrivano più tardi alla diagnosi. Inoltre, si espongono più ai raggi solari, di conseguenza sono più a rischio scottature”. Il corto, realizzato da Fondazione Melanoma e Istituto tumori Pascale di Napoli, prodotto da Bronx Film con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb “nasce dall’idea di voler raccontare la malattia attraverso la voce dei pazienti con ironia – spiega l’oncologo -. La scelta dei protagonisti, Gigi e Ross di ‘Made in Sud’ non è casuale. I due comici napoletani sono infatti testimonial della Fondazione Melanoma. Nel documentario, entrambi pazienti con melanoma, si incontrano nella sala d’attesa di un Day hospital. Da quel momento nasce tra loro un’amicizia. La stessa amicizia che unisce i nostri pazienti che condividono gioie e dolori della malattia, dalle cene con i selfie agli effetti collaterali dei trattamenti lunghi a cui sono sottoposti”.
Dedicato a Gabriele Murgolo, un ragazzo di 17 anni, originario di Taranto, morto di melanoma metastatico nel 2020 e che appartiene a quel 50% di pazienti che per la scienza rappresenta ancora un fallimento, il documento “verrà proiettato nelle scuole e diffuso attraverso canali sociale e tv – ancora Ascierto – proprio per arrivare prima ai ragazzi”.
L’aumento delle nuove diagnosi di melanoma, secondo il presidente della Fondazione Melanoma, è da “attribuire anche e soprattutto al Covid. Oltre ai morti, per il virus, la pandemia ci ha ‘regalato’ un forte ritardo nella prevenzione. A causa dei vari lockdown, le persone per paura del contagio si sono allontanate dalle strutture sanitarie. Un problema che stiamo vedendo adesso. Dobbiamo quindi recuperare questo gap importante, lo possiamo fare solo se le strutture del territorio vengono potenziate e aiutano i grandi centri, altrimenti si rimane al palo. C’è ancora molto da fare, non solo per il melanoma, ma per i tumori in generale”.
I melanomi più spesso “colpiscono persone che devono essere trattate di più con la chirurgia e le terapie adiuvanti – sottolinea Ascierto – Ma i trattamenti adiuvanti sebbene efficaci non lo sono per tutti i pazienti. Quindi la prevenzione rappresenta l’arma più importante che abbiamo”. Da qui le raccomandazioni dell’esperto per prevenire la malattia ‘dei colletti bianchi’, che “a differenza degli agricoltori – sostiene Ascierto – sono più soggetti alle scottature. L’impiegato va ai tropici 15 giorni l’anno e prende il sole senza proteggersi adeguatamente, un danno per la pelle nel tempo. Per questo è opportuno esporsi ai raggi solari con le dovute protezioni, evitando le ore più calde, per intenderci dalle 12 alle 17”.
E infine, fare attenzione ad “alcuni campanelli d’allarme. Quando un neo cambia colore, forma o presenta bordi irregolari e le sue dimensioni superano i 6 millimetri, anche solo in presenza di almeno due di questi segnali occorre rivolgersi immediatamente a un dermatologo. Buona norma, almeno una volta l’anno sottoporsi al controllo dei nei”, conclude Ascierto.