“I contagi sono in aumento in tutta Europa: nell’ultima settimana, all’interno dell’Unione europea, si sono registrati in media 57 casi al giorno ogni 100.000 abitanti. In Italia, l’incidenza è più bassa, quasi la metà, ma è comunque in crescita” dunque, ha tenuto a rimarcare il premier Draghi nel su intervento in Aula in merito al Consiglio Ue (al via da domani), “L’arrivo dell’inverno e la diffusione della variante Omicron – dalle prime indagini, molto più contagiosa di quelle finora prevalenti – ci impongono la massima attenzione nella gestione della pandemia”.
Ribadendo quindi che per contrastare il Covid, “dobbiamo essere prudenti, ma ci avviciniamo al Natale più preparati e più sicuri”, il capo del governo a anche rassicurato precisando che “I dati di oggi descrivono però un quadro molto diverso rispetto all’anno scorso. Il numero totale di persone attualmente positive al virus in Italia è 297mila. Dodici mesi fa erano 675 mila, nonostante un livello di restrizioni molto maggiore. Le persone ricoverate sono 8.026. Il 14 dicembre 2020 erano 30.860. Negli ultimi sette giorni ci sono stati in media 95 decessi al giorno. Nello stesso periodo di un anno fa erano stati 629”.
Ovviamente, ha ricordato il presidente del Consiglio, questo evidente miglioramento relativo sia al numero dei contagiati che delle vittime, rispetto allo scorso anno, “è dovuto soprattutto alla campagna di vaccinazione. Nell’arco di un anno in Italia abbiamo vaccinato con due dosi quasi 46 milioni di persone – e oltre 300 milioni in tutta l’Unione Europea. È una mobilitazione imponente, per cui voglio ringraziare il Servizio Sanitario Nazionale, la Struttura del Commissario per l’Emergenza Covid-19, la Protezione Civile, tutti i cittadini”.
Inoltre, ha poi aggiunto, ”Oggi in Italia più dell’85% della popolazione sopra i 12 anni ha ricevuto due dosi, e circa il 20% ha fatto anche la terza. Voglio incoraggiare ancora una volta chi non si è vaccinato a farlo al più presto – e chi ha fatto le prime due dosi a fare la terza appena possibile. Come dimostra un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, i non vaccinati hanno un rischio di morire 11 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la seconda dose, e quasi 17 volte maggiore rispetto a chi ha fatto la terza dose“.
Dunque, ha ricordato ancora Draghi, ”Vaccinarsi è essenziale per proteggere noi stessi, i nostri cari, la nostra comunità. Ed è essenziale per continuare a tenere aperta l’economia, le scuole, i luoghi della socialità, come siamo riusciti a fare fino ad ora. L’insorgenza della variante Omicron dimostra, ancora una volta, l’importanza di frenare il contagio nel mondo per limitare il rischio di pericolose mutazioni. Non saremo davvero protetti finché i vaccini non avranno raggiunto tutti“.
Poi ampliando il discorso oltre i nostri confini, il premier ha assicurato che ”I governi dei Paesi più ricchi e le case farmaceutiche hanno preso impegni significativi per la distribuzione di vaccini gratis o a basso costo agli Stati più poveri. Dobbiamo dare seguito a queste promesse con maggiore determinazione. L’Unione europea ha dichiarato di voler donare 357 milioni di dosi e ne ha già consegnate 134 milioni, principalmente tramite il meccanismo COVAX. L’Italia ha allocato 48 milioni 250 mila dosi e ne ha già consegnate 15 milioni tramite COVAX. Dobbiamo accelerare le consegne e dobbiamo aiutare i Paesi beneficiari a superare i problemi logistici e migliorare la capacità di somministrazione”.
Entrando poi nel vivo di quanto andrà a dibattere da domani a Bruxelles, il capo del governo ha spiegato che ”Al Consiglio Affari Generali dei Ministri degli Affari europei del 23 novembre sono state adottate le Conclusioni per ‘mettere a sistema’ le lezioni apprese durante la pandemia. Il Consiglio europeo di dicembre inviterà il Consiglio Affari Generali a proseguire con questo lavoro. Per essere più preparati a eventuali crisi future, vogliamo migliorare le nostre capacità di risposta e tutelare al meglio il funzionamento del mercato unico. Nella prima fase dell’emergenza molti Stati Membri hanno cercato soluzioni individuali a un problema comune. Penso, per esempio, alla corsa all’approvvigionamento di dispositivi di protezione, agli episodi di protezionismo sanitario. Nei mesi successivi, però, abbiamo dimostrato di saper collaborare, ad esempio attraverso la centralizzazione degli acquisti di vaccini“.
“Intendiamo adottare la ‘Bussola strategica’ a marzo 2022. Questa dovrà servire da stimolo per rafforzare la politica estera europea. Servono innanzitutto meccanismi decisionali efficaci in materia di politica estera, di sicurezza e difesa, a partire dal superamento del principio dell’unanimità, che troppo spesso rallenta l’azione europea. Lo stesso vale per i meccanismi decisionali di impiego militare”. Qui Draghi ha commentato che “la capacità europea di pronto schieramento di circa 5 mila unità, proposta nella bozza della ‘Bussola’, richiede una struttura chiara e compiti ben definiti. È un primo passo importante, a cui dovrà seguire in futuro una mobilitazione maggiore, accompagnata da risorse finanziarie adeguate. Anche i processi di analisi delle minacce e di intelligence da parte delle Agenzie degli Stati membri devono seguire processi più strutturati e rigorosi. Dobbiamo tenere conto anche delle sfide nell’ambito della sicurezza che provengono dal Mediterraneo allargato“.
Infine il presidente del Consiglio è voluto tornare sulla questione delle bollette, spiega che “L’aumento del costo dell’energia è legato soprattutto a cause congiunturali, come la ripresa economica globale e le strozzature negli approvvigionamenti. Questi fattori transitori dovrebbero essere almeno in parte superati nel corso del 2022, con la normalizzazione dei consumi e il superamento dei colli di bottiglia. Tuttavia – ha po ammesso – i rincari riflettono anche un problema strutturale della transizione energetica. L’espansione delle rinnovabili è ancora incompleta, anche a causa delle esitazioni dei Governi di molti Paesi. Al tempo stesso, per raggiungere l’obiettivo di ridurre le emissioni, a livello globale utilizziamo meno fonti fossili come il carbone. Il risultato è una dipendenza da combustibili di transizione come il gas, con rischi di aumento dei prezzi. Il Governo si è impegnato a definire una chiara traiettoria di decarbonizzazione, con tempi rapidi ma realistici, e con obiettivi misurabili. Siamo impegnati a definire un percorso di riduzione delle emissioni a livello europeo che tenga conto della capacità di riconversione del nostro tessuto produttivo”. Quindi, ha concluso Draghi, “Per aumentare rapidamente la produzione da fonti rinnovabili, abbiamo stanziato fondi ingenti e semplificato le procedure amministrative”.
Max