Omicron 4 e 5, che autunno ci aspetta: cosa dicono Bassetti, Clementi, Gismondo e Pregliasco

(Adnkronos) – Varianti Covid e sottovarianti, Omicron 2 e in particolare 4 e 5, sotto i riflettori degli esperti per sintomi e contagiosità. Gli Stati Uniti temono un’ondata Covid in autunno spinta proprio dalle sottovarianti: secondo l’amministrazione Biden si potrebbe arrivare ad avere 100 milioni di contagi da Sars-CoV-2 negli States e un’ondata potenzialmente significativa di decessi il prossimo autunno-inverno. Se negli Usa Omicron 2 (BA.2) continua a rappresentare la maggior parte delle nuove infezioni, la sottovariante BA.2.12.1 sta rapidamente guadagnando terreno e potrebbe presto diventare il ceppo più comune. Nel frattempo si guarda anche alle altre due varianti altamente trasmissibili, BA.4 e BA.5, che hanno alimentato una recente ondata di infezioni in Sudafrica.
 

“L’auspicio dell’autorità scientifica a livello internazionale è che in autunno potremmo avere un nuovo vaccino” anti-Covid “adattato alla variante Omicron” di Sars-CoV-2, ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un’intervista a SkyTg24. “Non abbiamo ancora date certe scritte sul calendario, ma l’ipotesi prevalente è che in autunno, ci auguriamo per l’inizio” della stagione, “potremmo avere un vaccino adattato alle nuove varianti” del virus. 

BASSETTI – “Sicuramente Omicron 4 e 5 sembrano evadere l’immunità prodotta dai vaccini” anti-Covid “e anche l’immunità naturale” di chi ha già avuto l’infezione, “quindi possono rappresentare un elemento di preoccupazione per un aumento potenziale dei contagi nel prossimo autunno. Probabilmente” queste sottovarianti “sono destinate a diventare preponderanti sulle altre. E’ probabile che presto anche in Italia prenderanno il sopravvento, magari non proprio in questa stagione, forse un po’ più avanti” è lo scenario delineato all’Adnkronos Salute da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova. 

Per l’esperto bisogna porsi, senza cadere “nel terrorismo delle varianti”, il problema di un’eventuale ondata d’autunno significativa in termini di numeri, tema di cui si dibatte anche Oltreoceano. “Anche se – spiega – bisogna dire che in Sudafrica, dove in qualche modo queste varianti adesso sono diventate predominanti, soprattutto la 4 e la 5, i dati ci dicono che c’è un aumento dei contagi, ma a livello di gravità siamo di fronte a una malattia che normalmente è più lieve rispetto a quello che avveniva con le altre varianti Omicron, con una durata di ricoveri più breve e meno quadri gravi. In ogni caso è evidente che questo è un elemento di preoccupazione, non tanto per oggi ovviamente, quanto per il domani”.  

CLEMENTI – “E’ impossibile dire in questo momento” di che entità sarà un’eventuale ondata di contagi Covid nella prossima stagione più fredda, “perché non ci sono elementi per sostenere che ci possa essere una virata epidemiologica di questo tipo – è l’analisi di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano – Quello che è certo è che le ultime due sottovarianti di Omicron”, Omicron 4 e 5, “hanno una straordinaria capacità di diffusione. Sebbene questa non sia una novità, perché le varianti si sono sempre distinte per il fatto di diffondersi sempre di più, l’aspetto invece relativamente nuovo è che in qualche modo tendono a sfuggire anche alla risposta anticorpale precedente”. 

L’esperto evidenzia all’Adnkronos Salute il nodo del potenziale di evasione immunitaria mostrato dalle Omicron ‘new entry’. I contorni di questo sono in corso di approfondimento, ma Clementi osserva che, di fronte a caratteristiche simili, “occorrerebbe una risposta anticorpale più solida, più intensa per bloccarle”. L’ingresso sulla scena di queste sottovarianti “rende le cose un po’ più complesse, ma ci fa anche capire quale sarà la strategia giusta: quella di proporre la vaccinazione, almeno per i fragili, a partire da settembre e con un vaccino possibilmente sartorialmente fatto su queste varianti”.  

GISMONDO – “Per quanto riguarda le sottovarianti di Omicron”, per esempio le Omicron “4 e 5, non abbiamo assolutamente dei dati concreti per poter ipotizzare nulla – commenta Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – Certamente in autunno ci aspettiamo una maggiore presenza del virus” Sars-CoV-2, “perché così avviene per la maggior parte dei virus respiratori. Ma io credo che creare questo clima di allarme continuo non possa che nuocere”. 

PREGLIASCO – Gli Usa prospettano causa sottovarianti Omicron un’ondata autunno-inverno da 100 milioni di casi Covid? “Rapportando il dato alla nostra popolazione”, che è circa 5 volte e mezzo inferiore rispetto a quella statunitense (quasi 60 milioni contro oltre 330 milioni), “per l’Italia vorrebbe dire calcolare quasi 20 milioni di casi”, oltre 18 milioni per la precisione: il 30% circa della popolazione. A fare i conti con l’Adnkronos Salute è il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all’università Statale di Milano, dopo l’allarme lanciato dall’amministrazione Biden. Ma attenzione a leggere bene questa cifra vicina ai 20 milioni che sembra abnorme, avverte l’esperto. “Bisogna considerare innanzitutto – precisa – che già oggi ci sfuggono le dimensioni reali del contagio, perché le stime ci dicono che i casi giornalieri sono 2-2,5 volte più di quelli rilevati dai bollettini, e quindi probabilmente il 40-50% della popolazione si è in qualche modo infettato. Inoltre, teniamo presente che la grande maggioranza delle infezioni è asintomatica”.  

Ciò premesso, al di là delle previsioni numeriche sempre complicate, sulla base dell’andamento che si osserva in Sudafrica (con Omicron 4 e 5) e States (con la ‘figlia’ di Omicron 2 BA.2.12.1), Pregliasco conferma l’opportunità di “valutare se rivedere al rialzo nel prossimo futuro le aspettative che avevamo per l’inverno che verrà, immaginando una pesantezza di Covid-19 un po’ maggiore dell’atteso”. Tutto questo non per creare allarmismo, puntualizza il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, ma per spingerci a “rinforzare assolutamente anche in Italia la capacità di individuazione e monitoraggio delle nuove varianti e sottovarianti, dunque la capacità di reazione”. Sars-CoV-2 torna a ribadire il virologo, non si è ancora rabbonito del tutto né raffreddorizzato, e mostra “un’invasività associata soprattutto alla sua instabilità e quindi capacità di mutare”.