(Adnkronos) – In Finlandia non l’hanno ancora intercettata, ma negli altri Paesi nordici Omicron 2 sta dando l’assedio alla ‘versione 1’ dell’ultimo mutante del covid. E “dal momento che la nuova variante, BA.2, sembra sostituire BA.1, si potrebbe presumere che abbia una migliore capacità di diffusione”. “Il tempo ce lo dirà”. “In quanto tale, probabilmente non è molto più preoccupante di BA.1, ma abbiamo potuto seguirne gli effetti solo per un tempo molto breve” al momento. Seppo Meri insegna Immunologia all’università di Helsinki. E dalla sua Finlandia sorprendentemente ‘a zero Omicron 2’, sebbene circondata da Paesi in cui la sua ascesa è già cominciata, ha un osservatorio privilegiato di quello che sta accadendo nella famiglia Omicron con questa variante ‘sorella’. Anche in Italia “è plausibile che cresca”, osserva.
“In Danimarca la proporzione di BA.2 su tutti gli Omicron sta costantemente aumentando – spiega in un’intervista all’Adnkronos Salute – In un mese la sua quota è passata dal 5% al 50%. La situazione è stata più variabile in Svezia con BA.2 compresa tra il 5 e il 30%, e in Norvegia tra il 5 e il 40%. Nonostante queste variazioni, la tendenza è al rialzo. La Germania è ancora a un livello molto basso, 1-2%. Lo stesso vale anche per Francia e Italia. I livelli attuali sono inferiori al 3%, ma suscettibili di aumentare”, evidenzia l’esperto.
“E’ interessante notare – prosegue – che in Finlandia non abbiamo ancora osservato la variante Omicron BA.2. Secondo le ultime informazioni del nostro più grande laboratorio di virologia (dott. Teemu Smura), nell’area della capitale Helsinki abbiamo il 97-98% di Omicron BA.1 e il resto è variante Delta. Nel resto del Paese, da dove i risultati arrivano con qualche ritardo, la proporzione di Omicron BA.1 è ancora solo del 21,5%. La situazione è leggermente diversa negli altri Paesi nordici”, come si è visto. Se Omicron 2 sia più capace di diffondersi, “è ciò che potremmo vedere nel prossimo futuro”.
Nel complesso, conferma Meri, “le varianti di Omicron si diffondono più velocemente perché sembrano essere migliori nello sfuggire all’immunità indotta dal vaccino (e in parte anche dalle infezioni). E questo perché le varianti di Omicron hanno molte più mutazioni nella proteina S”, la Spike del virus, “rispetto alle varianti precedenti. A questo proposito le differenze tra BA.1 e BA.2 non sono così grandi, sebbene ci siano alcuni cambiamenti di amminoacidi nella proteina S. La maggiore differenza tra BA.1 e BA.2 è stata riportata nel gene ORF1ab. Cosa significhi, è ancora una questione aperta. Il grande complesso proteico codificato da ORF1ab è coinvolto nella replicazione del virus e nell’elaborazione proteolitica delle proteine virali”. Quanto alla sintomatologia legata a Omicron, “BA.1 sembra causare una malattia leggermente meno grave rispetto alla variante Delta, il che è un segno positivo”, riflette l’esperto.
Meri è anche visiting professor all’Humanitas University di Rozzano (Milano). E guardando alla pandemia vissuta dai due Paesi spiega che, “in generale, la situazione Covid in Finlandia non è così difficile come sembra in Italia. Il numero totale di decessi durante l’intera pandemia è inferiore a 2.000”. Oggi in Finlandia “sono vietati i grandi eventi, è raccomandato il lavoro a distanza, i bar e i ristoranti devono chiudere prima del solito e gli orari per servire alcolici sono limitati (consentito fino alle 17). Le mascherine sono obbligatorie nei mezzi pubblici, ma non all’esterno. La vaccinazione è volontaria e la quota di persone non vaccinate tra gli adulti è di circa il 10%”, elenca.
Com’è vivere con Covid a quelle latitudini in questo momento? “Le persone sono naturalmente frustrate dalla situazione, dal rischio di infezione e dalle restrizioni – risponde – Ma in generale ne capiscono le ragioni e sono soddisfatte di come la situazione sia stata gestita bene nel corso dell’intera epidemia. Il danno alla società è stato solo moderato rispetto a molti altri Paesi”.