Durante ludienza avvenuta in giornata, Massimo Bossetti, sotto processo per il delitto di Yara Gambirasio, ha fatto sentire per la prima volta la sua voce in tribunale. Prima di oggi luomo, presente in aula in tutte le 20 udienze, non era mai intervenuto. Il fatto è accaduto dopo la deposizione dellimprenditore Ennio Panzeri, titolare di una ditta di Monte Marenzo (Lecco) – con la quale il processato ha collaborato -, chiamato a testimoniare dallaccusa sul comportamento di Bossetti sul lavoro, definito strano da molti colleghi ascoltati dalla Procura. Panzeri ha raccontato che Massimo aveva annunciato di volersi suicidare, perché aveva problemi con la moglie. È stato in questo istante chel’imputato si è alzato in piedi, urlando più volte: Non è vero, non è vero, mi state solo denigrando, sono tutte bugie su di me. Bossetti ha, poi, continuato: Non è vero che ho mai minacciato di uccidermi, non è affatto vero, non ho mai detto di essere stato in crisi, e soprattutto non ho mai detto niente su mia moglie. Limputato ha, quindi, riportato le sue presunte motivazioni riguardo allintervento in aula di Panzeri, ex collega con cui i rapporti lavorativi si erano drasticamente interrotti quando Bossetti non aveva rispettato limpegno assunto di costruire una villetta a Val di Taro. L’affermazione di Ennio Panzeri, hacontinuato a spiegare Bossetti, riferendosi all imprenditore, non è affatto vera. Non ho mai detto che avevo problemi con mia moglie. Riguardo, poi, il soprannome favola, affibbiatogli dal collega, limputato ha precisato che solo lui – cioè Panzeri – lo diceva, perché per lui la stretta di mano era un contratto e io lo avevo violato non costruendo la villetta a Val di Taro. Lo avevo fatto perché lui non mi pagava da un po’. Il presidente della Corte ha comunque assicurato a Bossetti la possibilità di esprimere la sua testimonianze integrale in un altro momento.
Sempre oggi, poi, in aula sono stati ascoltati altri 18 testimoni su questioni legate al furgone Iveco Daily di Bossetti. Presenti davanti alla Corte anche i possessori, individuati dagli inquirenti, di modelli analoghi al mezzo di proprietà dellimputato. Cè chi ha raccontato di aver visto un furgone simile in quelle ore. Stavo portando mia figlia al corso di nuoto (nella struttura dove è stata vista per l’ultima volta Yara Gambirasio) che si tiene tra le 18.40 e le 19.30. Percorso il rettilineo dovevo svoltare a sinistra per parcheggiare. Dal lato opposto ho visto arrivare un furgone chiaro a forte velocità.Queste le parole di Federico Fenili, un 49enne di Valbrembo, nel bergamasco, testimone più importante della ventesima udienza, che ha confermato le sue tre precedenti deposizioni rese in diverse occasioni a Polizia e Carabinieri. La scena, ha raccontato Fenili, è stata osservata a circa una trentina di metri di distanza. Erano le 18.40, ha precisato il testimone, e ricordo di aver guardato l’orologio sul cruscotto perché ero in ritardo. Lorario risulta, in effetti, compatibile con quello della sparizione della quindicenne di Brembate di Sopra. I legali di Bossetti, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno però rilevato alcune discrepanze tra le diverse testimonianze di Fenili. Una di queste concerne la distanza del furgone dal suo punto di osservazione: il teste avrebbe detto nella prima deposizione che era di 100 metri e non di 30, come depositato oggi. Il testimone ha, comunque, affermato di aver visto che il furgone aveva una cassetta degli attrezzi installata dietro l’abitacolo di guida che sporgeva verso l’alto di 20-30 centimetri. La circostanza può essere rilevante perché il furgone cassonato sequestrato a Bossetti, di colore verdino-azzurro chiaro, era stato effettivamente fatto allestire dal muratore di Mapello con un analogo contenitore.
Martina De Vito