Willy Monteiro Duarte è stato picchiato “come un sacco da boxe” e con “violenza becera e selvaggia”. Con queste parole il pubblico ministero davanti alla Corte D’Assise si è espresso ne processo per l’omicidio del giovane Willy massacrato di botte il 6 settembre del 2020 a Colleferro. L’accusa per quattro gli imputati era di concorso in omicidio aggravato.
La Procura ha chiesto il massimo della pena, per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e 24 anni di reclusione per Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Il pestaggio, avvenuto a pochi metri da un pub di Colleferro, fu una esecuzione. Operato da persone che “sapevano dove colpire”, esperte di Mma. Dalla perizia si riscrontra la “furia scatenata sul corpo di Willy. morto per la “lucida follia del branco”. I rappresentanti della pubblica accusa hanno chiesto la pena dell’ergastolo per i fratelli Bianchi.
“infiltrazioni emorragiche nel cuore, nei polmoni, nella milza e nel fegato”. E “non c’è una parte del corpo di Willy che non fosse interessata” da un trauma. Il ragazzo cercò di rialzarsi “ma viene sopraffatto da 4 persone che si accanirono su di lui. Willy cadde a terra e viene preso a calci e pugni per 50 infiniti secondi. Fino alla morte. Restano, ora, le lacrime della madre, presente in aula.
“Quello che è successo a Willy per mano di queste persone può succedere ai nostri figli”, ha detto in aula l’avvocato Domenico Marzi, legale di pbarte civile della famiglia della vittima, lanciando un appello, a conclusione del suo intervento in nome di una sentenza che sia un emblema, anche, della società civile in cui vivere.