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Ombrelloni e lettini rincarati: l’inchiesta effettuata da Altroconsumo nei principali lidi italiani

Giustamente, guardando alla ‘ripartenza’, dopo lunghi mesi di enorme disagio economico, il refrain più gettonato è stato un patriottico e comprensivo: “Vacanze in Italia, torniamo nei ristoranti…”, insomma il massimo della solidarietà per ridare ossigeno ad un settore, soprattutto quello turistico, letteralmente decimato dalla crisi sanitaria.

La prima ‘delusione’ del post pandemia: il rialzo dei prezzi nei ristoranti

In realtà con l’arrivo dell’agognata ‘ripartenza’, non tanto i bar quanto la maggior parte dei ristoranti, sono tornati a riaprire ma con i prezzi ‘opportunamente ritoccati’ al rialzo rispetto al periodo ante-pandemia.

Purtroppo anche gli stabilimenti hanno rialzato i prezzi del 17%, alcuni fino al 34%

Una ‘sgradita’ sorpresa che sta riguardando purtroppo anche gli stabilimenti balneari dove, il costo degli ombrelloni è cresciuto di ben il 17% e, in alcune località fino ad un ‘vergognoso’ +34% (Puglia), con punte del +32% in Sardegna.

Non sono ‘chiacchiere’ social ma, di un’attenta inchiesta imbracciata da Altroconsumo, che si è presa la biga di ‘sondare’ i vari lidi balneari che disegnano lo Stivale, per aiutare gli italiani nelle loro scelte vacanziere.

Stabilimenti: dai costi eccessivi di Alassio o Gallipoli, al ‘giusto’ di Rimini, o all’onestà di Taormina

E’ stato così chiesto un preventivo per la prima settimana di agosto, considerando l’affitto di un ombrellone e due lettini, posizionati nelle prime 4 file più vicine alla battigia.

E’ così emerso che mediamente, una settimana al mare 182 euro. Premessa l’onestà di centri comunque noti e prestigiosi come Taormina, che in barba alla loro nomea hanno invece scelto di non far superare ai rialzi stagionali l’1 o massino 2%, va invece ‘denunciata’ la cupidigia di altri centri estivi, come Alassio (287 euro a settimana), Gallipoli (267 euro), e Viareggio (256 euro), sicuramente i più cari fra i posti censiti. Ottima come sempre invece la ‘politica’  dei prezzi praticata a Rimini (dove si spendono mediamente 115 euro per una settimana di mare.

Molti stabilimenti pretendono una ‘caparra’ ma non è detto che poi tutti la restituiscano

Oltretutto, dopo oltre un anno di ‘domiciliari forzati’, pur di non lasciarsi sfuggire l’opportunità di potersi godere qualche giornata di mare, la maggior parte degli italiani ha deciso di prenotare per tempo ombrelloni e lettini. Prenotazione che equivale ad una ‘caparra’, cash, come richiesto dal 31% dei lidi interessati. Del resto come dire: ‘fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio’. Soltanto che però, che al contrario, la situazione non è affatto proporzionata. Qualora infatti il cliente si scoprisse poi impossibilitato ad andare al mare per motivi ‘incidentali’, tipo una recrudescenza della pandemia, il 77% delle strutture ‘prenotate’ si è dichiarata disposta a restituire la caparra (come nel caso di Alassio, Alghero, Lignano, e Senigallia) ma, il 23% dei lidi (Anzio in testa), ‘col cavolo’ che la restituisce! Se a Palinuro si limitano a dire ‘poi vedremo’, il 47% dei lidi di Gallipoli non restituisce nulla, così come il 29% di quelli di Viareggio. Occhio quindi in fase di prenotazione, di pensare anche alle conseguenze di una non considerata disdetta.

Oltre il 90% dei lidi sono organizzati per garantire supporto ed assistenza ai disabili

Poi, soldi a parte, altro argomento da non sottovalutare, il caso di famiglie con persone disabili. Non è infatti detto, purtroppo, che tutti i lidi siano organizzati in questo senso, ed ‘Altroconsumo’ ha deciso di andare a fondo.

C’è da dire che, su tutti i lidi complessivamente intervistati, il 9% ha sconsigliato la propria struttura a cause dell’assenza di sevizi legati alle barriere architettoniche: luoghi con scalini, pendenze pericolose, e senza rampe, così da rendere quasi impossibile l’accesso a persone con disabilità. Quindi ‘Altroconsumo’ ha ‘verificato’ quel largo 91% di lidi, dichiaratisi pronti alla ricettività per i portatori di handicap. E’ così emerso che il 95% delle strutture ha un bagno con i giusti requisiti per ospitare persone con disabilità, e che il 59% delle strutture fornisce al cliente un’apposita carrozzina, per consentire al cliente disabile di poter entrare in acqua. Il restante 41% ne è invece sprovvisto, anche se molti di questi hanno affermato – all’occorrenza – di essere pronti a trovare soluzioni alternative per garantire l’accesso al mare anche ai portatori di handicap.

Max