Il ruolo del medico di famiglia è considerato strategico per dare un’accelerata alle vaccinazioni anti-Covid, eppure si continua a investire troppo poco per aumentare la loro presenza sul territorio. O anche solo per compensare i numerosi pensionamenti stimati nei prossimi anni. Basta pensare al numero record di ‘bocciati’ al test di ingresso al corso di formazione specifica in Medicina generale, che si è tenuto meno di un mese fa. L’esito di quasi tutte le graduatorie parla chiaro: su 11.704 candidati solo 1 su 10 ce l’ha fatta. A denunciarlo è Consulcesi che, a seguito dei numerosi medici ‘scartati’, ha messo in piedi una vera e propria task force legale con l’obiettivo di mitigare questo ‘imbuto formativo’.
“Da Nord a Sud, la partecipazione ai test per accedere al corso di formazione in medicina generale ha raggiunto numeri importanti, quasi 12mila candidati, peccato che solo poco più di 1.300 futuri medici di famiglia ce l’hanno fatta”, commenta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi. “Quasi il 90% cento dei candidati è stato scartato e una buona fetta di essi deciderà di andare all’estero, lasciando il nostro paese in carenza di medici di famiglia”, aggiunge. Neanche la pandemia è servita a riconsiderare questo spietato sistema di selezione che non premia sempre i più meritevoli. “Le conseguenze non si ripercuotono solo sulla carriera dei medici, ma anche sull’efficienza del servizio sanitario nazionale e di riflesso sulla qualità delle cure e dell’assistenza offerte ai cittadini”, sottolinea Tortorella.
“Presto moltissimi italiani si ritroveranno senza medico di famiglia. L’Enpam aveva diffuso dei dati abbastanza allarmanti – ricorda Tortorella – presumendo che entro il 2023 sarebbero andati in pensione 21.700 medici di famiglia, ovverosia oltre 3.000 ogni anno. “Succederà probabilmente proprio quando la loro presenza sul territorio diventerà ancora più importante per la gestione di una nuova emergenza, da quella attuale Covid-19 a quella post Covid”, spiega Tortorella. La task force messa a punto da Consulcesi proverà a rimediare a questa stortura – si legge in una nota – alla ricerca di soluzioni legali utili a far accedere al corso di formazione specifica in Medicina generale più candidati esclusi possibili. E magari creare un precedente che servirà a impedire o quantomeno limitare gli effetti del più problematico imbuto formativo che caratterizza il sistema formativo italiano.