E’ arrivata in Italia nel 2017, dopo due anni di attività dai suoi uffici inglesi, quando in pochi scommettevano sul lavoro nel nostro Paese, con l’idea di cambiare l’approccio al mondo della ricerca del personale in chiave più ‘umana’, e da allora è cresciuta fino a raggiungere 200 clienti tra le più grandi corporate in Italia (dall’automotive all’utilities, dal food and beverage alle telco) 40 persone in organico e oltre 300 posizioni di lavoro coperte ogni anno.
Oliver James può definirsi una recruiting firm di ‘nuova generazione’: lontana dall’immaginario tipico del ‘cacciatore di teste’, l’azienda nasce in Inghilterra per iniziativa di due fondatori-amici, Oliver Castle e James Rogers, appunto, con la missione di focalizzarsi sulle persone più che sui lavori, sviluppando un approccio alla ricerca del personale che mette al centro persone e dati. E che ha come priorità disegnare percorsi di carriera soddisfacenti.
“E’ inutile negarlo – spiega Pietro Novelli, country manager per l’Italia di Oliver James – la figura del recruiter si porta dietro, storicamente, metodi e prassi assimilabili a quelli del mondo delle vendite. Un approccio figlio dei vecchi paradigmi di intendere il mondo del lavoro che oggi, però, non funziona più Il mercato è più competitivo, il lavoro più flessibile, i talenti più difficili da attrarre. Nell’interesse di aziende e professionisti diventa indispensabile disegnare percorsi di carriera condivisi che, innanzitutto, siano soddisfacenti per le persone. Così abbiamo trasformato i recruiter in consulenti: verso le aziende, per aiutarle ad attrarre i talenti migliori; e verso i talenti, per accompagnarli nelle scelte migliori. Inoltre, copriamo tutte le forme emergenti del lavoro: middle management ed executive, ma anche freelance, consulenti specializzati e somministrazione specialistica”.
Un cambiamento che premia, soprattutto nel medio termine: i ‘matrimoni’ tra aziende e professionisti gestiti da Oliver James durano tanto, oltre 3 anni in media, una tra le più alte nel settore. Ma non solo: Oliver James, che è specializzata su settori ad alto contenuto tecnologico come it development, data e digital transformation (oltre a cybersecurity, privacy e blockchain), ha portato i professionisti dei dati anche all’interno del proprio team.
A fianco di recruiter e manager, infatti, lavorano anche dei data scientist. “Anche in questo caso – dice Pietro Novelli – abbiamo rinnovato ed evoluto uno strumento da sempre nella cassetta degli attrezzi del recruiter: il suo database di contatti. Grazie ad una forte attenzione verso i dati e significativi investimenti tecnologici, riusciamo non solo a tenere sotto controllo la situazione del mercato, ma, andando ben oltre il semplice cv, a ricostruire i percorsi e le competenze di ciascun candidato in modo da avere il miglior match per ogni posizione aperta”.
“Questo – sostiene – riduce il time to hire, fattore critico in un’economia in rapida trasformazione, e migliora l’efficienza. Inoltre, grazie alla rete di Oliver James, che ha filiali dagli Stati Uniti a Singapore, abbiamo creato un’infrastruttura dati globale che ci permette di accompagnare i professionisti anche in complessi percorsi di relocation internazionale”.