Ieri, 25 novembre, Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei giornalisti, ha firmato una denuncia/esposto nei confronti di Barbara D’Urso, indirizzata a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all’Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori.
All’origine di questa decisione c’è un’intervista che la conduttrice di Domenica Live ha fatto ad un amico di Elena Ceste, la donna scomparsa il 24 gennaio scorso e trovata morta a metà ottobre nell’Astigiano. Innumerevoli sono state le critiche apparse sul web per le ripetute congetture sulle relazioni della vittima.
Il femminicidio non si consuma solo con l’uccisione di una donna, ma, oltre la morte, anche con l’oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli, annuncia Iacopino su Facebook, spiegando il motivo della denuncia. Ma, il 23 novembre, il giornalista aveva già preannunciato l’iniziativa giudiziaria in un post intitolato Basta soubrette, ora le denunciamo, in cui contestava la spettacolarizzazione del dolore e l’invasione della privacy nelle vicende di cronaca come quelle di Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Malania Rea, Melissa Bassi.
Noi giornalisti abbiamo il dovere di informare i cittadini, senza toni forti, senza speculazioni, senza strumentalizzazioni per fare audience, ha dichiarato Iacopino nel corso di un dibattito organizzato dal Comitato Unitario delle Professioni in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. C’è un tipo di informazione che è un’autentica vergogna ha aggiunto ed è quella che io chiamo tv del dolore, stile Barbara D’Urso, dove si esibisce la vita e la morte con l’unico obiettivo di acquisire attenzione da parte di un’opinione pubblica che forse non è il meglio di questa società.
L’esecutivo dell’Odg (Ordine dei giornalisti) nazionale ha deciso che, senza eccezione alcuna, denuncerà alle magistratura per esercizio abusivo della professione giornalistica quanti galleggiano sul diritto dei cittadini all’informazione, senza dover rispondere a quelle regole deontologiche che impongono precisi doveri ai giornalisti.
Inoltre, Iacopino ricorda che la signora D’Urso non è iscritta all’ordine.