L’aumento dei vaccini in Italia, insieme a minori restrizioni con le conseguenti riaperture guideranno la ripresa economica del Paese. A dirlo è l’Ocse nel nuovo Outlook, prevedendo l’allentamento di molte restrizioni entro questa estate. La campagna vaccinale in Italia, si legge, “sta accelerando dopo un inizio lento, ostacolato principalmente da problemi di approvvigionamento e distribuzione a livello europeo e dall’incertezza sugli effetti collaterali”. Il governo italiano, si ricorda inoltre, mira a vaccinare l’80% della popolazione (41,5 milioni di persone) entro settembre 2021.
Ma con lo stop alle moratorie sui prestiti bancari, estese fino al 31 dicembre 2021, si andrebbe incontro ad un aumento dei fallimenti delle imprese, rileva ancora l’Ocse, che scrive: “Il grande stimolo del governo, l’aumento dei tassi di vaccinazione e l’allentamento delle restrizioni guideranno la ripresa economica. Il settore manifatturiero e le esportazioni guideranno la ripresa, poiché la crescita globale rimbalza, sostenendo gli investimenti del settore privato. Maggiori investimenti pubblici, compresi quelli basati sui Next Generation EU, contribuiranno ulteriormente ad attirare gli investimenti privati. Il settore dei servizi si riprenderà con l’allentamento delle restrizioni e la vaccinazione della popolazione più a rischio”, scrive l’Ocse, osservando invece che “i fallimenti aumenteranno nel 2022 quando le moratorie sul debito con la normalizzazione dell’attività”.
A breve termine il sistema “per l’amministrazione dei casi di bancarotta e dei tribunali civili avrà bisogno di risorse aggiuntive e di automatizzare alcuni processi per gestire l’aumento dei casi” di fallimento “che seguirà la rimozione delle misure di sostegno”.
“Resta una sostanziale incertezza sull’evoluzione del virus. C’è la possibilità di nuove varianti più contagiose e letali che siano più resistenti ai vaccini esistenti, a meno che vaccinazioni efficaci non siano rapidamente e completamente diffuse ovunque”, si legge ancora nell’Outlook. Nuovi contagi – si sottolinea – richiederebbero un nuovo round “di rigide misure di contenimento, con costi economici associati legati alla minore fiducia e spesa”.
“Dopo sedici mesi di pandemia molti paesi stanno affrontando meglio le nuove varianti del virus. I governi hanno somministrato quasi 2 miliardi di dosi di vaccino e la capacità globale di testare, produrre e somministrare vaccini è migliorata rapidamente”. Così Laurence Boone, capo economista dell’Ocse nell’editoriale del nuovo Outlook.
“L’economia mondiale – aggiunge – sta attualmente navigando verso la ripresa, con molti venti avversi. Il rischio che una sufficiente crescita post-pandemia non sia raggiunta o non sia ampiamente condivisa è elevato. Questo dipenderà molto dall’adozione di quadri politici flessibili e sostenibili, e dalla qualità della cooperazione internazionale”.
Ecco perché è “priorità politica assoluta è assicurare che tutte le risorse necessarie siano utilizzate per distribuire le vaccinazioni il più rapidamente possibile in tutto il mondo per salvare vite, preservare i redditi e limitare l’impatto impatto negativo delle misure di contenimento. Sono necessari sforzi internazionali più forti per fornire ai paesi a basso reddito paesi a basso reddito con le risorse necessarie per vaccinare le loro popolazioni per i loro benefici personali e globali.
L’organizzazione evidenzia come “mai in una crisi il sostegno politico – sia esso sanitario, con la velocità record dello sviluppo dei vaccini, monetario, fiscale o finanziario – è stato così rapido ed efficace” e questo “dovrebbe limitare le cicatrici che derivano dalla crisi”. Anche se, si segnala, “persistono troppi venti contrari”.
Per l’Ocse “è molto preoccupante che i vaccini non siano ancora sufficientemente diffusi nelle economie emergenti e a basso reddito. Questo sta esponendo queste economie a una minaccia fondamentale perché hanno meno capacità politica di sostenere attività rispetto alle economie avanzate. Un nuovo indebolimento della crescita guidato dal virus sarebbe più difficile da attutire, con conseguente ulteriore aumento della povertà acuta e potenzialmente problemi di finanziamento”.
Questo – conclude – è tanto più preoccupante perché, nonostante l’impatto su vite e mezzi di sostentamento, “il costo economico e sociale globale del mantenimento delle frontiere chiuse supera di gran lunga i costi di rendere i vaccini, i test e le forniture sanitarie più ampiamente disponibili per questi paesi”.