Ocean Cleanup, arriva l’idea per ripulire gli oceani dalla plastica – di Federica Morsella

    L’idea è di un giovane 19enne Olandese, Boyan Slat. Grazie a lui sarà possibile raccogliere i rifiuti di plastica che inquinano le acqua marine, sfruttando le correnti e con l’aiuto di una grande piattaforma galleggiante. Ocean Cleanup verrà installato nel 2016 a largo delle coste di Tsushima, l’isola che si trova tra Giappone e Corea del Sud. Grazie a bracci fluttuanti, della lunghezza di 2000 metri, la plastica sarà convogliata verso compattatori alimentati ad energia solare e la grande notizia è che nulla in tutto questo procedimento recherà disturbo alle rotte di pesci e alla vita dell’ecosistema marino.

    Boyan Slat ha vinto nel 2012 il Best Technical Design all’Università di Delft e, nel 2014, con una raccolta fondi online ancora in corso, ha raggiunto 2,1 milioni di dollari e ha potuto dare così inizio al suo progetto. L’obiettivo è quello di ripulire la Great Pacific Garbage Patch, la più grande isola di plastica tra le Hawaii e la California, che, oltre ad essere una tra le isole statunitensi più inquinate, presenta correnti favorevoli per la riuscita del progetto. Ogni anno dal mare arrivano sull’isola 30 mila metri cubi di rifiuti.

    Uno studio dell’Università del Connecticut ha evidenziato che negli oceani galleggiano 269 mila tonnellate di plastica, la maggior parte sono in forma di microplastiche. L’oceanografo Curtis Ebbesmeyer ha censito le maggiori concentrazioni di plastica individuando cinque isole-spazzatura: due nell’Oceano Atlantico, una nell’Indiano e due nel Pacifico, con un’estensione di milioni di chilometri quadrati. Quella del Pacifico settentrionale, la Great Garbage Patch, sarebbe grande come l’Europa, “alimentata” da una tonnellata di plastica al giorno.

    Secondo il team di 100 scienziati e ingegneri che segue il progetto la “barriera gigante” sarà in grado di portare a termine la sua “missione” nel giro di dieci anni.