(Adnkronos) – “La gente muore” a causa della disinformazione che viaggia sui social media che sono diventati “il collettore dei peggiori impulsi dell’umanità”. È il duro atto d’accusa rivolto da Barack Obama alle ‘Big Tech’ in un discorso pronunciato alla Standford University, l’Ivy League californiana che si trova nella Silicon Valley, il cuore dell’industria tecnologia americana, per denunciare come le decisioni prese dall’industria stiano rendendo “più vulnerabili le democrazie”. E chiedere che vengano “ridisegnate” le regole delle piattaforme per combattere la piaga della disinformazione.
Nel suo discorso, Obama ha evidenziato i danni, e la distruzione, provocate dalle campagne di disinformazione, dalle teorie complottistiche sulle elezioni 2020 che hanno portato all’assalto al Congresso alle false informazioni su Covid e vaccini, fino alla campagna di fake news russa a sostegno dell’invasione dell’Ucraina.
“Gente come Vladimir Putin e Steven Bannon capiscono che non è necessario che la gente creda a queste informazioni per indebolire le istituzioni democratiche – ha detto puntando il dito contro il presidente russo e l’ex stratega di Donald Trump – devi solo inondare lo spazio pubblico con questa spazzatura, devi far circolare abbastanza dubbi e tesi di complotto per spingere la gente a non sapere a cosa credere”. “Una volta persa la fiducia nei leader, nei media mainstream, nelle istituzioni politiche, nella possibilità di avere la verità, allora il gioco è vinto”, ha aggiunto Obama.
L’ex presidente ha puntato il dito poi contro il sistema degli algoritmi su cui funzionano i social: “Gli algoritmi si sono evoluti a tal punto che nessuno fuori da queste società può prevedere quello che faranno e qualche volta anche le persone che li hanno creati non lo sanno, e questo è un problema”. Ma per Obama non si tratta di “un inevitabile risultato delle nuove tecnologie, ma il risultato di scelte ben specifiche, fatte da società che hanno finito per dominare Internet in generale e le piattaforme dei social in particolare”.
“Decisioni – conclude il ”j’accuse’ di Obama – che intenzionalmente o meno hanno reso più vulnerabili le democrazie”. L’ex presidente comunque non manca di rammaricarsi per il fatto di non aver capito, quando era presidente, negli anni in cui è esploso il fenomeno dei social media che la sua Casa Bianca ha ampiamente cavalcato, “quanto fossimo suscettibili alle bugie, alle teorie del complotto, nonostante sia stato io stesso per anni l’obiettivo della disinformazione”.
Il discorso in California conferma come Obama abbia scelto di impegnarsi in una vera e propria crociata contro la disinformazione, dopo i discorsi dello stesso tenere pronunciati nelle scorse settimane all’università di Chicago ed in un incontro con la redazione di The Atlantic.
“Alla fine Internet è uno strumento, come lo sono i social media gli strumenti non devono controllarci, dobbiamo essere noi a farlo”, ha detto ancora nel suo discorso, chiedendo di rivedere i sistemi degli algoritmi per assicurare questo controllo.
“Se non facciamo nulla, sono convinto che il trend potrà solo peggiorare – ha poi concluso – se non fissiamo degli standard, le implicazioni di questa tecnologia per i nostri sistemi elettorali, legali, per la nostra democrazia e l’intero ordine sociale sono spaventose e profonde”.