Premesso, per l’ennesima volta che, piuttosto che ‘mollare a noi’ – comuni mortali – le odiose ‘discrepanze’ che scindono le scelte politiche da quella sanitarie, si confrontino prima tra di loro (e poi diteci!). Invece, alla luce di questa recrudescenza di contagi, in maniera ‘autonoma’, oltre ad aver dato la loro opinione circa la situazione, gli epidemiologi hanno deciso di elaborare e diffondere 5 ‘raccomandazioni’ che, ribadiamo, le istituzione politico-sanitario non hanno però messo in pratica. Ma andiamo per ordine.
L’Aie: sul fronte dei nuovi contagi, “stiamo osservando una situazione in rapida evoluzione negativa”
Purtroppo, come conferma anche la stima relativa a queste ultime settimane eseguita dal gruppo di lavoro ‘Made’ dell’Aie (l’Associazione italiana di epidemiologia), rivela “una situazione in rapida evoluzione negativa”, indicando allo stesso tempo, “una significativa accelerazione nella diffusione dei contagi che, a parità di condizioni, potrebbe portare tra due settimane 5 regioni a superare la soglia del tasso di incidenza settimanale di 250 casi per 100mila: sono (Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Valle d’Aosta, Liguria e la provincia autonoma di Bolzano. Altre 8 avranno un’incidenza sopra i 150 casi per 100mila”.
L’Aie: “Prima dai minori, la crescita dei contagi si è poi estesa a tutte le classi di età”
Riprendendo i dati illustrati nell’ultima cabina di regia (relativa al periodo 1-7 novembre), l’Associazione italiana di epidemiologia evidenza come “si stato registro un aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2, che si accompagna anche a un incremento dei ricoveri ospedalieri”. Ribadendo dunque che, a livello nazionale, ‘l’indice di replicazione diagnostica Rdt’, è pari a 1.42 (quindi in ciascuna regione Pa, superiore all’unità), “Nelle fasi iniziali di crescita della curva epidemica, l’incidenza è cresciuta prima nelle fasce di età pediatriche, in particolare nei soggetti di età inferiore a 12 anni“, tuttavia, documenta il Gruppo di lavoro dopo aver analizzato i dati raccolti in quest’ultima settimana, “evidenziano che ormai tutte le classi di età sono interessate da un aumento dei casi positivi“.
L’Aie: “La priorità è la prevenzione delle infezioni tra i soggetti di età inferiore a 12 anni”
Tuttavia, in linea con quanto ‘consigliato’ nelle ultime settimane dalle autorità sanitarie, anche l’Aie sostiene che, per concorrere in maniera ottimale alla gestione di questa fase pandemica, la priorità”deve essere individuata la prevenzione delle infezioni tra i soggetti di età inferiore a 12 anni (ma per questi ultimi, rimarchiamo noi, la vaccinazione non è ancora disponibile), sia per proteggerli dai contagi, sia per scongiurare situazioni che possano interrompere la continuità scolastica e recare nuovamente danno alla vita relazionale“.
L’Aie: “Il rilassamento di alcune misure di prevenzione sta creando l’aumento delle sindromi influenzali”
Ad esempio, citano gli epidemiologi ”Rispetto all’autunno scorso, il rilassamento di alcune misure di prevenzione sta portando ad un aumento dell’incidenza di sindromi influenzali, in particolare nelle fasce di età 0-4 anni, che certamente complica e aggrava il lavoro di inquadramento diagnostico e di gestione dei casi”.
L’Aie: “Grazie all’84% della copertura vaccinale negli over 12 anni, noi stiamo meglio rispetto alla Ue”
Quindi va da se, proseguono, che in questa fase di forte aumento dei contagi, “tutte le classi di età sono interessate da un aumento dei casi positivi e, rispetto alle precedenti ondate, aver garantito complessivamente una buona copertura vaccinale (84% della popolazione over 12 anni), insieme alle misure di protezione adottate, ha sino ad ora consentito di contenere la pandemia ai livelli d’incidenza tra i più bassi d’Europa. Ma i dati mostrano una situazione in rapida evoluzione negativa”.
L’Aie: le 5 ‘raccomandazioni con le quali gli epidemiologi vogliono ‘blindare’ la protezione dai nuovi contagi
Ora, come premesso in apertura dell’articolo, ‘per dovere di cronaca’ riportiamo le 5 ‘raccomandazioni’ che, gli epidemiologici hanno elaborato e diffuso ‘autonomamente’:
1) “Avviare la chiamata attiva per tutte le persone non ancora vaccinate, coinvolgendo le strutture del Servizio sanitario nazionale e i medici di medicina generale, per incrementare il più possibile, in tempi rapidi, la copertura vaccinale;
2) Accelerare la somministrazione della dose di richiamo per le persone che hanno ricevuto la seconda dose da più di 6 mesi, con priorità per i soggetti a maggior rischio;
3) Proteggere dal rischio di infezione i bambini e gli adolescenti, aumentando il livello di attenzione sulle misure di prevenzione nelle scuole e nei luoghi frequentati dai minori;
4) Potenziare i Dipartimenti di Prevenzione per le attività di identificazione dei casi sospetti, isolamento dei casi positivi e ‘contact tracing’, in particolare in ambito scolastico e comunitario;
5) Mantenere le regole generali di prevenzione: distanziamento fisico, ventilazione frequente degli ambienti chiusi, mascherina al chiuso e all’aperto in caso di aggregazioni di più persone”.
Max