Da pochi minuti, in un tripudio di urla ed applausi, è salito sull’imponente palco montato per l’occasione al Circo Massimo. Uno show mastodontico, inizialmente pensato per festeggiare i suoi 70 anni di vita ma, soprattutto, di Roma. Poi la pandemia e, seppure con oltre due anni di ritardo, eccolo Renato Fiacchini, per il mondo Zero, che coerentemente ha ugualmente titolato questo meraviglioso spettacolo ‘Zerosettanta’.
Nel backestage, quando sta per scattare il countdown per il primo di una serie di concerti romani (gli altri sono per il 24, 25, 28, 30 e 1 ottobre), che tolgono il fiato solo a pensarli, Renatino si lascia andare ad una battuta: “C’era bisogno di andare al voto così in fretta? Stavamo così bene con Draghi! Poteva finire il suo mandato. Così andremo a votare come si fa una schedina del totocalcio. Non conosciamo i candidati. Abbiamo avuto gli Almiranti, i Saragat, Togliatti e Nenni gente che girava le borgate e invece ora brancoliamo nel buio“.
Ed ancora, “La coincidenza con la campagna elettorale? Non l’avevamo minimamente immaginata ma non mi ha toccato. Pure io sono stato votato dalla gente che sta qui queste sere“.
Poi, entrando nel merito di una situazione politica, sia nazionale che estera, al momento abbastanza ‘caotica’, l’artista ribadisce che “Vogliamo la pace, vogliamo un governo fatto magari di tre persone ma di gente che si rende conto, che si occupi delle esigenze degli operai, degli studenti, dei malati. Non c’è più un euro. È folle che un italiano paghi 600 euro di bolletta della luce. Un tempo nelle famiglie c’era un salvadanaio, ora non c’è più niente. Perché non dobbiamo avere la garanzia di un governo che ci guidi alla moderazione dei consumi? Perché dobbiamo aspettare l’ultima decisione di Putin“.
Tornando invece al suo ‘lavoro’, l’amato cantante capitolino ricorda che è dal 2019 che non si esibiva in questa sua amata città: “È come riprendere gli studi dopo averli abbandonati e doversi imbattere in Omero. Il palcoscenico è una realtà molto impegnativa. E quando ci si distacca anche brevemente, devi fare un po’ training“.
Riguardo poi alla scaletta dei brani che andrà ad interpretare stasera (visto che, per una settimana di tutto esaurito, la cambierà ogni sera), spiega che “Ho lasciato tanti brani a casa. Ogni sera sarà un concerto diverso con alcuni cardini fermi, brani che più di altri si sono inseriti in un certo mio cerimoniale con i fan. Credo di aver fatto un bel lavoro. Il mio pubblico – dice indicando le tribune stipate fino all’inverosimile – è un pubblico che si è misurato con il disagio, con la sofferenza. Io divento un sindacalista. La canzone diventa un canto di guerra, a volte un’oratoria per avvicinarsi a Dio. La fede? Per me è prima di tutto la necessità di fare pace con se stessi“.
Nelle sei serate avrà diversi ospiti e farà degli omaggi ma non a Raffaella Carrà: “Non mi è sembrato opportuno perché per me Raffaella è ancora viva. All’Argentario mi sembra ancora di pranzare con lei. Farò però degli omaggi a Mimì e a Gabriella Ferri nelle prossime sere“.
Quanto alla sua amata città ed il rapporto con essa, commenta, “Io sono a metà strada tra Roma Nord e Roma Sud e quindi esente da un razzismo velato ma presente. Era presente pure ai tempi di Pasolini, con tanti che lo additavano e poi si sono presentati al suo funerale“.
A chiedergli un bilancio su questi suoi ‘primi 70 anni di vita’ anzi, il prossimo 30 settembre 72, Renato confessa che “Io sono in pace con me stesso, anche se forse mi sono dedicato tanto alla musica e ho trascurato il Renato che aveva bisogno di prati verdi e mari azzurri: non so sciare e non so nuotare“.
Infine, sul perché della scelta del Circo Massimo, Renatino spiega che “E’ bellissimo esibirsi, sentendo distintamente l’abbraccio ‘de core’. Da anni ho rigettato lo Stadio Olimpico perché vedevo le ‘capoccette’ troppo lontane e non riuscivo a capire chi era Jolanda e chi era Alfredo. Se avessi fatto un solo concerto avrei sudato pure di meno ma a me piace così. Questo abbraccio teatrale “.
Max