E’ arrivato al Senato di buon mattino Giuseppe Conte, riunito coi suoi fino al tardo pomeriggio quando, a sorpresa, annuncia la decisione che cade come una tegola sui gruppi parlamentari: stop alla tv del servizio pubblico per il M5S. Che si traduce in basta tg e talk show, ma anche alle dichiarazioni in strada o a margine dei lavori parlamentari. In televisione sì, ma solo dalla concorrenza. Bene La7 e Mediaset, ma con viale Mazzini è divorzio, le strade si dividono. Almeno per ora. I gruppi parlamentari ribollono, già in fibrillazione per la decisione, trapelata nelle scorse settimane, di mandare in tv i neo vicepresidenti.
Il leader del M5S, scuro in volto, riunisce per primi i ministri del Movimento: Federico D’Incà, Stefano Patuanelli e Fabiana Dadone in call. Il grande assente è Luigi Di Maio, impegnato a Strasburgo prima, poi a Roma, alla Farnesina, col premier albanese Rama. Un’assenza di peso la sua, ma che ad alcuni appare inevitabile se qualche ‘contiano’, nelle riunioni susseguitesi fino al tardo pomeriggio, sbotta: “meglio non ci sia, il problema del resto lo ha creato lui”. Perché la voce che si rincorre, a quanto apprende l’Adnkronos, è che dietro la mancata conferma di Giuseppe Carboni al Tg1, sostituito da Monica Maggioni nonostante avesse dalla sua ottimi ascolti, ci sia l’ennesimo braccio di ferro tra Conte e il responsabile della Farnesina. ‘Reo’ di non aver difeso Carboni nell’incontro, mai confermato, con l’ad Rai Carlo Fuortes.
Il M5S perde il tg1, ed è fuori dalle nomine, “esautorato”, denuncia Conte annunciando un nuovo Aventino. Che viene partorito dopo riunioni febbrili, in cui emergono tanti dubbi e timori: sarà la scelta giusta? Dopo aver visto i ministri, Conte ha infatti visto senatori, i componenti grillini della Commissione di Vigilanza Rai, il capogruppo alla Camera Davide Crippa e alcuni vicepresidenti, non tutti perché alcuni -vedi Todde al Mise impegnata sui vari tavoli delle crisi aziendali- erano su altro. Alla fine, dopo un confronto a tratti sofferto, si opta per lo stop alla tv pubblica. Prima di scendere ad annunciare la scelta del Movimento, Conte, a quanto si apprende, si è rivolto ai presenti invitandoli a dar battaglia: “dobbiamo mettere in campo tutte le iniziative possibili per sollevare il problema, raccolta firme” contro la lottizzazione della Rai, “di tutto e di più”, riportano alcuni presenti all’Adnkronos. (segue)
Ma l’Aventino crea scompiglio. E se a qualcuno ricorda il Movimento della prima ora, quando in tv non si andava affatto pena l’espulsione, altri lamentano la scelta di Conte, pronti a dare battaglia. “Quel che è successo sulle nomine è vergognoso, davvero grida vendetta”, si dice convinto il senatore Alberto Airola, poco prima che il leader del M5S scenda dai cronisti per annunciare lo stop del Movimento ai canali Rai. Che quando arriva, con i take di agenzia che rimbalzano tra Camera e Senato, vede molti deputati e senatori sull’orlo di una crisi di nervi.
“Siamo contro la lottizzazione e facciamo la voce grossa perché ci fanno fuori dalla stanza dei bottoni?”, uno dei messaggi che rimbalza in alcune chat interne. La scelta è difficile da mandare giù, lo stesso Conte, del resto, è ben consapevole che il dossier tv è delicatissimo per i parlamentari, dunque foriero di guai a grattacapi.
Rocco Casalino, considerato da molti il genio del piccolo schermo, ha il volto teso quando attraversa i corridoi del Senato al fianco dell’ex premier. Una cronista Rai lo ferma e gli chiede: ‘quindi non mi rilasciate più nulla?’, lui risponde con la consueta ironia: “per te, amore, faremo un’eccezione…”.