NOI NON SIAMO QUI PER INSEGUIRE UN VITALIZIO, MA PER DARE UN FUTURO AI NOSTRI FIGLI’, RENZI TORNA A PARLARE DEL REFERENDUM, APPELLANDOSI ANCHE AGLI ELETTORI DI LEGA E M5S

“Il voto anti-sistema mi sembra un dato di fatto, quindi c’è. Al referendum chi rappresenta il voto anti-sistema? Quelli che difendono i rimborsi dei consiglieri regionali? Quelli che difendono i super stipendi dei senatori? Quei professoroni con la super pensione da 20.000 euro che ci spiegano tutto e il contrario di tutto e che la riforma non l’hanno nemmeno letta?”. Stavolta ha scelto i microfoni di Radio Montecarlo Matteo Renzi per tornare a parlare dell’imminente referendum. Ed il premier disegna fra i detrattori del ‘No’  “un gruppo di persone che, nel bene o nel male, sta provando a cambiare le cose. Ho 41 anni: non mi sembra di rappresentare il sistema con il mio governo e la mia generazione. Mi sembrano più quelli che per 30 anni hanno avuto la possibilità di cambiare le cose e ci hanno fatto ’maramao’ e hanno lasciato le cose come stanno. E ora vogliono tornare al potere”. Poi, più tardi, Renzi è tornato a parlarne nuovamente nella sua e-news: “Noi non siamo qui per vivacchiare ma per cambiare. Noi non siamo qui per inseguire un vitalizio, ma per dare un futuro ai nostri figli. La maggioranza silenziosa degli italiani sta con noi. Sia quelli che votano altri partiti (qui il mio appello ai leghisti e ai cinque stelle), sia quelli che non votano più. Ma bisogna coinvolgerli. E per farlo – spiega ancora – occorre uno sforzo di tutti. Un impegno deciso e sorridente di ciascuno di noi. Questa è – banalmente – la più grande occasione che abbiamo per dare all’Italia un domani. Non buttiamola via. Non impauriamoci se gli altri ci attaccano: è ovvio che chi difende i propri privilegi ci attacca. Indossiamo il sorriso più bello – è l’esortazione rivolta a chi è impegnato per il ’Sì’ – e gustiamo questi ultimi venti giorni di campagna. Basta un sì e l’Italia cambia davvero. Con il no tutto rimane fermo immobile. Andiamo incontro alla gente e dimostriamo che la politica serve a cambiare qualcosa, non solo a stipendiare qualcuno”.

M.