Se è vero che chi fa da se fa per tre, è altrettanto vero che chi lavora in tre fa per tutti. Lo dimostra il Nobel per la Fisiologia e la Medicina 2019 (che sarà consegnato il prossimo 10 dicembre, attraverso una cerimonia che coincide anche con l’anniversario della morte di Alfred Nobel), che vede un formidabile team di ricercatori formato da Gregg L. Semenza, e William G. Kaelin Jr e Sir Peter J. Ratcliffe. I tre studiosi, come è stato evidenziato oggi a Stoccolma sono autori di applicazioni “numerose e molto eccitanti”, come “quelle più a breve termine riguardano trattamenti contro l’anemia, ma anche il cancro. Più in là anche le malattie cardiovascolari. Patologie responsabili di un’elevata mortalità nei Paesi occidentali, ma ce ne sono anche altre, meno ovvie, che beneficeranno della nostra scoperta”.
Le scoperte sul ‘respiro della cellula’
Nello specifico, il prestigioso riconoscimento è stato assegnato per le scoperte sul ‘respiro della cellula’, si tratta di un particolare meccanismo per mezzo del quale le cellule riescono a percepirlo, fino ad adattarsi alla disponibilità di ossigeno. Come ha spiegato Kaelin, “In Cina, Giappone e anche in Europa sono in sviluppo nuovi farmaci basati sul meccanismo di controllo dei livelli di ossigeno che porteranno al trattamento dell’anemia. Ma ci sono prospettive interessanti anche contro l’ipertensione polmonare e le malattie infiammatorie dell’intestino”. In realtà le funzioni legate al ‘respiro della cellula’, sono simili a quanto studiato fin dall’antichità come nel caso delle piante.
Il nuovo processo applicativo promette di far luce su diverse patologie: dai tumori al diabete, dalle patologie della vista alle coronaropatie.
L’ossigeno, il metabolismo cellulare e la funzione fisiologica
Il Karolinska Institutet di Stoccolma, riassumendo il lavoro svolto dai tre ricercatori, nelle sue motivazioni ha scritto che “hanno stabilito le basi per comprendere come i livelli di ossigeno influenzano il metabolismo cellulare e la funzione fisiologica“. Attraverso un processo legato alle concentrazioni del ‘gas da Nobel’, le nostre cellule possono adattare il metabolismo a secondo dei differenti livelli di ossigeno, contribuendo così alla generazione di nuovi vasi sanguigni, così come alla produzione di globuli rossi, che contribuiscono a loro volta al rafforzamento del sistema immunitario. In tal senso, questi sensori dell’ossigeno svolgono un ruolo importantissimo anche nei tumori i quali, ne ‘sfruttano’ la capacità di stimolare e formare i vasi sanguigni, dei quali notoriamente servono loro crescere.
I tre sono felicissimi, ma non tanto per i 9 milioni di corone svedesi (circa 860 mila euro) che comporta il Nobel, quanto per il fatto che con i soldi finanzieranno altre ricerche sul tema.
Max