“Un arresto, cioè la perdita della libertà di un essere umano, non si festeggia mai; ma certo il segnale che lo Stato è presente in maniera concreta, unito all’inizio di un totale cambio rispetto all’influenza sui giovani, deve far sperare in un futuro diverso“.
A parlare è Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I. (Comitato collaboratori di Giustizia) dopo l’arresto di Niko Pandetta, il trapper neomelodico nipote del boss catanese Turi Cappello.
Il cantante, dopo aver pubblicizzato nei giorni scorsi sui social la notizia della sentenza della Cassazione, che aveva respinto il ricorso dei legali del rapper, rendendo definitiva la condanna a 4 anni per spaccio, si era sottratto al provvedimento, ma è stato rintracciato in zona Quarto Oggiaro dagli agenti della squadra mobile. Ora per lui, oltre alla sentenza definitiva, anche l’accusa di evasione. Al momento dell’arresto Pandetta aveva in tasca 12mila euro.
Nella sua hit “Pistole nella Fendi”, inno della malavita social, cantava “maresciallo non ci prendi“. Ora però le cose sembrano cambiate: “Uscirò e mi vedrete più forte di prima“, aveva scritto giorni fa in un post, seguito da queste parole: “Sono cambiato ma pagherò il mio passato finché ci sarà da pagarlo. Non fuggo più né dalla polizia né dalle mie responsabilità“.
“Speriamo – prosegue Maricetta Tirrito – che sia la presa di coscienza di un giovane che, dovendo ora fare i conti con le conseguenze dei suoi gesti, capisce gli errori commessi. Da tempo dico che alcuni cantanti neomelodici vanno tenuti sotto controllo, perché utilizzati dalla criminalità per far passare messaggi deviati ai giovani. Il pentimento – se così possiamo chiamarlo – di Pandetta, conferma l’importanza che certi soggetti hanno nell’orientare le nuove generazioni. A maggior ragione la guardia deve restare alta“.
Max