Inevitabilmente, quanti tra i pochi rimasti fuori dal mondo s’indignano, ma che il Lazio – come il resto del Paese – da lunedì passerà molto probabilmente in zona rossa, non è certo una sorpresa.
Meraviglia quindi apprendere che, in molti mostrano altrettanta rabbia nei confronti della scuola, prossima a tornare in Dad. Ma, come dicevamo, i numeri parlano chiaro: oltre gli insegnati – la maggior parte dei quali ancora da vaccinare – che sia per le reazioni, o per delle ‘comuni influenze’, continuano a mancare; le varianti hanno iniziato ad interessare anche i bambini e, specie nella Capitale, complici le doverose quarantene, negli ultimi giorni la situazione è divenuta davvero insostenibile.
Ad onor del vero i sindacalisti delle varie sigle legate alla scuola, da tempo denunciavano l’impossibilità ad andare avanti in questo modo, fra paura e precarietà. Dunque la richiesta di fermare tutto nasce già diversi giorni.
Purtroppo, come dicevamo, se non si intensifica la campagna vaccinale, le lezioni in presenza al 50%, i banchi a rotelle, il distanziamento e le mascherine non bastano.
Anche perché, come più volte denunciato, il rischio di contagio per gli studenti (ora anche piccoli), si palesa sin dal mattino, uscendo di casa, ed affrontando l’immancabile calca rappresentata dagli spostamenti cittadini con i mezzi pubblici. Ma anche qui tante chiacchiere e pochi fatti: provate ancora oggi ad attendere la Metro al mattino, nelle ore di punta…
Come ha tenuto ad informare Vincenzo Alessandro – della Cisl Scuola – “Ci arrivano segnalazioni di organici giornalmente ridotti del 30%, a causa dei casi di contagio e dell’isolamento, per le conseguenze del vaccino”.
Circostanze che sono il frutto di una serie di fattori, in parte trascurati all’origine, e per il resto (vista l’impressionante recrudescenza di contagi), inevitabili.
Probabilmente ha ragione il presidente dell’associazione nazionale dei presidi del Lazio, Mario Rusconi, quando denuncia che “Purtroppo si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati. In classe si rispettano le regole – continua – ma poi al pomeriggio vediamo ragazzi in giro senza mascherina, o che affollano i luoghi e le strade più frequentate”.
Dunque da ora, con il ritorno alle lezioni online (nonostante le esperienze passate), si ripropone però il solito ‘problemone’: la connessione ad internet.
Ed infatti i presidi si appellano al governo, affinché garantisca le connessioni in tutte le aree, considerando che per oltre il 40% degli scolari e degli studenti che vivono nelle zone periferiche, studiare attraverso il pc è spesso impossibile…
Max